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Stato di emergenza e possibile assicurazione obbligatoria per gli eventi catastrofali dopo le alluvioni che hanno colpito Emilia-Romagna e Marche. Nella mattinata di sabato il Governo ha deciso, in seguito ad una riunione del Consiglio dei Ministri, di stanziare 20 milioni di euro per i primi interventi urgenti, dando così il via ad una serie di misure straordinarie per fronteggiare i danni causati dai recenti eventi calamitosi, ma la vera entità dei danni è ancora da quantificare.
Nuove risorse arriveranno solo dopo una ricognizione più accurata. Nel frattempo, come detto, prende piede l’ipotesi di un’assicurazione obbligatoria per le abitazioni contro i danni causati dall’emergenza climatica, simile a quella dell’RC auto.
Lo stato di emergenza
Le risorse economiche stanziate, inizialmente pari a 20 milioni di euro, saranno destinate alle province maggiormente colpite: Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Anche la Regione Marche, gravemente danneggiata, rientra tra le aree beneficiarie di questi primi fondi emergenziali. Limitatamente alle Marche, il Governo ha previsto uno stanziamento di 4 milioni di euro, sempre dal Fondo per le emergenze nazionali, per supportare le operazioni di soccorso, assistenza e ripristino delle infrastrutture locali.
Questo primo intervento finanziario è pensato per coprire le operazioni di soccorso più urgenti, come il ripristino della viabilità, la fornitura di beni di prima necessità e la messa in sicurezza delle strutture compromesse. Tuttavia, il Governo ha già annunciato che ulteriori risorse saranno stanziate in una fase successiva, dopo una più approfondita ricognizione dei danni subiti dai territori coinvolti.
L’intervento rapido e mirato delle istituzioni nazionali sottolinea l’urgenza della situazione e la necessità di un’azione coordinata tra governo centrale e amministrazioni locali. Per le comunità colpite, questo segna l’inizio di un lungo percorso di ricostruzione, che richiederà un monitoraggio continuo e l’implementazione di strategie a lungo termine per mitigare i danni e prevenire future catastrofi.
Il Governo valuta l’assicurazione obbligatoria per eventi catastrofali
In seguito agli oltre 1.000 nubifragi che hanno colpito l’Italia da inizio anno, il Governo sta valutando l’introduzione di un’assicurazione obbligatoria contro i disastri naturali anche per le abitazioni.
Dal 1° gennaio al 15 settembre 2024, si sono verificati in Italia ben 1.899 eventi estremi, tra cui 1.023 nubifragi e 212 tornado, con una concentrazione particolare nelle regioni del Centro Nord. Questo aumento degli eventi catastrofici non ha solo un impatto diretto sulle vite e sulle proprietà dei cittadini, ma sta diventando anche una questione economica di grande rilevanza per le casse dello Stato.
La proposta, avanzata dal Ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha scatenato un acceso dibattito. Musumeci ha chiarito che, sebbene al momento non vi sia un obbligo formale, la direzione intrapresa dal governo punta verso una copertura assicurativa generalizzata. “È finito il tempo in cui lo Stato poteva intervenire ed erogare risorse per tutti e per sempre“, ha dichiarato Musumeci, ribadendo la necessità di responsabilizzare i cittadini nella protezione delle proprie abitazioni. Tuttavia, molti si domandano quanto costerà alle famiglie italiane questa nuova forma di prevenzione.
La polizza obbligatoria quanto costerà alle famiglie e alle imprese?
La proposta di Musumeci ha sollevato preoccupazioni, soprattutto per i costi che ne deriveranno. Secondo alcune stime preliminari, l’introduzione di una polizza obbligatoria per le famiglie potrebbe comportare un esborso annuale compreso tra i 100 e i 300 euro a seconda della zona di residenza e del livello di rischio del territorio.
La presidente dell’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania), Maria Bianca Farina, ha sottolineato l’importanza di estendere l’obbligo di copertura anche ai privati, osservando che solo il 6% delle abitazioni italiane è attualmente coperto contro rischi di terremoto e alluvione.
L’obbligo di sottoscrivere una polizza assicurativa contro i disastri naturali non riguarderà solo le famiglie. Infatti, la recente Legge di Stabilità ha già introdotto l’obbligo per tutte le imprese di dotarsi di una copertura contro i rischi catastrofici entro la fine del 2024. Musumeci ha ricordato che le imprese, ad eccezione di quelle agricole, saranno soggette a questa norma e ha anticipato che il disegno di legge sulla ricostruzione sarà all’esame del Parlamento nei prossimi giorni. Una delle novità più rilevanti di questo provvedimento è che la ricostruzione dopo una calamità naturale dovrà essere completata entro un massimo di due anni.
Assicurazione obbligatoria per eventi catastrofali: polemiche, possibili incentivi e probabili rinvii
Nonostante la portata della misura, alcuni settori della società hanno già espresso preoccupazioni, descrivendo la proposta come una “nuova patrimoniale sulla casa“. Musumeci ha risposto a queste critiche affermando che la prevenzione non può più essere esclusivamente un obbligo dello Stato, ma deve essere condivisa con i cittadini. “È più utile tutelare il mercato immobiliare o la vita dei propri cari?”, ha domandato retoricamente il ministro, evidenziando come la sicurezza delle abitazioni debba diventare una priorità per tutti.
Mentre l’Emilia-Romagna è nuovamente colpita da devastanti alluvioni, il Governo valuta incredibilmente il rinvio dell’obbligo per le imprese di assicurarsi contro le catastrofi naturali, posticipandolo a gennaio 2026.
L’emendamento al decreto Omnibus, proposto da Paola Ambrogio, prevede uno slittamento dal 31 dicembre di quest’anno al 31 dicembre 2025 dell’obbligo per le imprese di stipulare contratti assicurativi a copertura dei danni a terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali, “direttamente cagionati da calamità naturali ed eventi catastrofali verificatisi sul territorio nazionale“.
Nonostante la legge di Bilancio fissasse la scadenza al gennaio 2025, il Governo sembra disposto a cedere alle pressioni delle imprese, che potrebbero addirittura richiedere ulteriori modifiche. La lentezza nell’attuazione di misure di prevenzione appare in netto contrasto con l’evidente vulnerabilità del territorio italiano.
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