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La CGIA di Mestre ha espresso una valutazione fortemente critica del Superbonus, ritenendo che, sebbene il suo impatto negativo sui conti pubblici stia lentamente diminuendo, gli enormi costi non sono giustificati dai benefici ottenuti. La misura non solo ha fallito nel raggiungere una fetta significativa del patrimonio immobiliare italiano, ma ha anche mancato un’opportunità unica per migliorare il benessere delle famiglie più vulnerabili.
Solo il 4% degli edifici è stato efficientato
Il Superbonus 110% è stato una delle misure più discusse e costose per il bilancio dello Stato, con una spesa complessiva di ben 123 miliardi di euro. Tuttavia, il risultato è stato decisamente al di sotto delle aspettative: solo il 4% degli edifici residenziali italiani, poco meno di 500 mila, ha beneficiato di questo incentivo.
La CGIA di Mestre non ha esitato a definire l’iniziativa un “flop”, sottolineando come gli effetti positivi per l’efficienza energetica siano limitati rispetto agli enormi costi sostenuti. L’Ufficio studi della Confederazione degli artigiani ha rilevato che, sebbene l’impatto negativo sui conti pubblici si sia quasi esaurito grazie alle recenti misure restrittive, il Superbonus ha interessato solo una frazione minima degli immobili esistenti.
Superbonus: benefici limitati, costi e sacrifici per tutti
Mentre si avvicina una nuova legge di bilancio che richiederà sacrifici diffusi alla popolazione, l’aver speso più di 6 punti di PIL per efficientare un numero così ridotto di abitazioni solleva numerose critiche. Secondo la CGIA, i benefici reali di questo intervento risultano marginali rispetto agli ingenti costi. La misura sembra inoltre aver avvantaggiato principalmente i proprietari di immobili ad alto reddito, piuttosto che le famiglie più bisognose, che avrebbero potuto trarre il massimo beneficio da un miglioramento delle loro abitazioni in stato di degrado energetico.
Non tutti sono convinti che il Superbonus abbia avuto un significativo impatto ambientale. Sebbene non ci siano ancora dati scientifici definitivi, secondo la Banca d’Italia, i benefici ambientali del Superbonus potrebbero compensare i costi solo in un arco di quasi 40 anni. Inoltre, diversi esperti internazionali sostengono che la misura avrebbe potuto essere più efficace se fossero stati incentivati interventi come l’elettrificazione dei sistemi di riscaldamento e la riduzione dell’uso del gas metano a favore dell’elettricità.
Alternativa mancata: nuovi alloggi pubblici
Secondo la CGIA, se le risorse fossero state utilizzate per demolire e ricostruire gli edifici residenziali pubblici, avremmo potuto costruire 1,2 milioni di alloggi pubblici, ovvero 400 mila in più rispetto a quelli attuali.
Questo avrebbe non solo garantito gli stessi benefici economici e occupazionali, ma anche portato a una significativa azione di giustizia sociale, che è stata invece completamente ignorata dalla misura attuale. La spesa pubblica, infatti, avrebbe potuto generare un miglioramento delle condizioni abitative per le fasce sociali più fragili, anziché beneficiare in prevalenza i proprietari più abbienti.
Superbonus: oltre i benefici, divari regionali e costi elevati
L’incidenza del Superbonus varia notevolmente tra le Regioni italiane. Il Veneto è la Regione con il maggior numero di interventi (5,6% degli edifici), seguito da Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige, mentre le Regioni del Mezzogiorno, come Calabria e Sicilia, hanno registrato percentuali ben inferiori al 3%. Inoltre, i costi medi per ogni intervento sono stati elevati: si parla di circa 247.800 euro per edificio, con picchi di oltre 400.000 euro in Regioni come la Valle d’Aosta.
Questa disomogeneità mette in evidenza un’altra debolezza della misura: l’inefficacia nel promuovere una distribuzione equa dei fondi a livello territoriale.
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