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Comune non può imporne l’obbligo #adessonews

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Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 8079 dell’8 ottobre 2024, ha stabilito che un Comune non può introdurre l’obbligo di usare il casco protettivo per i conducenti di monopattini elettrici, rigettando il ricorso, proposto dal Comune di Firenze, contro la sentenza con cui il Tar Firenze – su ricorso di uno dei gestori del servizio di sharing dei monopattini elettrici nel capoluogo toscano – aveva annullato l’ordinanza del Sindaco, e successivamente la decisione del Dirigente la Direzione Mobilità e Nuove Infrastrutture, che introducevano l’obbligo, “per i conducenti di età maggiore di 18 anni dei monopattini a propulsione prevalentemente elettrica che circolano sulle strade comunali nel territorio del Comune di Firenze, di indossare idoneo casco protettivo”, fissando il termine di decorrenza iniziale della prescrizione al 1° febbraio 2021.

Casco per i monopattini elettrici: la giustificazione normativa

Gli atti annullati avevano individuato la giustificazione normativa nelle previsioni di cui agli artt. 6, 4° comma e 7, 1° comma del dlgs. n. 285 del 30 aprile 1992, che sostanzialmente attribuiscono, all’Ente proprietario della strada ed all’Amministrazione comunale, la possibilità di prevedere prescrizioni e limitazioni della circolazione, oltre che nella previsione di cui all’art 4, 3° comma, dm. Infrastrutture e Trasporti 4 giugno 2019 (Sperimentazione della circolazione su strada di dispositivi per la micromobilità elettrica).

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Non sono bastate a legittimare i provvedimenti comunali una serie di considerazioni relative alla “specificità dell’ambiente urbano della Città di Firenze”, con particolare riferimento all’ “elevata estensione delle pavimentazioni stradali lapidee soprattutto nel centro storico”, all’ “elevata incidenza di aree pedonali”, e alla particolare pericolosità del mezzo che, “per la caratteristica sinuosità delle traiettorie, l’accelerazione e la velocità raggiungibili, … in presenza di elevate densità di pedoni può dar luogo ad un incremento del numero di collisioni”.

L’infondatezza dell’appello

L’appello è stato ritenuto infondato dal Consiglio di Stato, poiché nessuna delle citate previsioni normative autorizza l’adozione di un provvedimento del genere:

  • nelle limitazioni alla circolazione stradale che un ente proprietario della strada può prevedere in base all’art. 6 co. 4 codice della strada, non rientra certamente quello di imporre l’uso di caschi protettivi;
  • la possibilità, per i Comuni, di introdurre, nei centri abitati, una (nutrita) serie di prescrizioni limitative della circolazione e della sosta, prevista dall’art. 7 co. 1 c.d.s. non comprende in alcun modo il potere di imporre l’utilizzazione del casco sui monopattini elettrici, o su qualsivoglia tipologia di veicolo a due ruote.

Per tali ragioni – argomenta la sentenza – è evidente il difetto di potere da parte dell’organo emanante, dovendo l’alto e nobile intento di evitare incidenti stradali coordinarsi con la normativa statale (e segnatamente il Codice della strada) in tema di circolazione stradale. Normativa che non assegna in alcun modo ai Comuni il potere di imporre l’adozione di caschi protettivi in sede di utilizzo di monopattini (o qualsiasi mezzo a due ruote) sul territorio comunale.

Tanto più che la materia della “sicurezza” (tra i quali rientra anche quella stradale) è devoluta alla potestà legislativa esclusiva dello Stato (art. 117 co. 2 lett. h) Cost.), che la esercita pertanto con l’adozione di norme valevoli su tutto il territorio nazionale, e che per tale ragione non può essere delegata alle Regioni e agli altri enti territoriali, pena la frammentazione, su base locale, di un tessuto di regole che deve invece rimanere unitario.

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