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La difesa contro questa fitopatia si basa essenzialmente sull’adozione di misure preventive atte a minimizzare l’incidenza dei fattori predisponenti
Il 2024, probabilmente in seguito all’andamento caldo e umido che ha caratterizzato i mesi di luglio e agosto, ha riportato alla ribalta la “patina bianca” negli areali melicoli del Nord Italia. La “patina bianca” rappresenta una relativamente nuova alterazione dei frutti di melo, che risulta mediamente apprezzabile nei meleti suscettibili a partire dalla fine di luglio.
Come si manifesta
Tale alterazione fu osservata inizialmente nel 1999 in Alto Adige e segnalata per la prima volta in letteratura in Olanda e Germania nel 2005 ed è ascrivibile principalmente a Tilletiopsis spp. Anche se in passato è stata prerogativa della cv Modì in regime biologico, questa patologia riguarda tutte le varietà, Golden compresa, anche se si manifesta con maggior evidenza su quelle a colorazione o con una sovra-colorazione rossa come tutte le varietà appartenenti al gruppo Gala. Talvolta è associata a sintomi di rugginosità.
La patina bianca non si diffonde ulteriormente su frutti sani durante la fase di conservazione. Allo stesso tempo, però, è stato osservato che durante le fasi di conservazione sui frutti colpiti da “patina bianca” si può verificare un’ulteriore colonizzazione della superficie del frutto da parte di complessi fungini associabili alle fumaggini, per lo più appartenenti ai generi Alternaria, Cladosporium e Aureobasidium.
La “patina bianca” si traduce essenzialmente a un inestetismo della buccia dei frutti che si manifesta in forma di pellicola superficiale biancastra, aderente alla cuticola, distribuita sulla buccia in modo non omogeneo ma a chiazze, con localizzazione prevalente nella metà superiore del frutto, in particolare in corrispondenza della cavità peduncolare. Sulle aree della buccia dove sono maggiormente presenti i sintomi della “patina bianca” e della rugginosità, si possono osservare sul bordo della sezione microscopica la tipica formazione di ife ramificate e stratificate di Tilletiopsis. Spesso sono presenti anche i tipici elementi riproduttivi del fungo, ovvero i ballistoconidi incurvati e falciformi e le blastospore allungate filiformi.
Sulle aree della buccia colpita da rugginosità si possono altresì osservare al microscopio le ferite dovute a lacerazioni, attigue ad aree scure, marroni e suberificate. Spesso sono sempre presenti in gran numero delle cellule lievitiformi, oltre che ife scure e a forma di catenella appartenenti al fungo demaziaceo Aureobasidium pullulans.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del fitopatologo di Terra e Vita
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I fattori predisponenti
L’alterazione può causare un deprezzamento anche grave delle produzioni colpite, in quanto sgradite ai consumatori. Generalmente i frutti più colpiti sono quelli posti sul lato più ombreggiato e nei rami più bassi della pianta. Tra i possibili fattori predisponenti si possono annoverare:
– prolungate bagnature fogliari ed elevata umidità ambientale;
– alta densità d’impianto;
– presenza di reti antigrandine o anticimice;
– irrigazioni sovrachioma concimazioni fogliari.
Solo misure preventive
La difesa contro questa fitopatia si basa essenzialmente sull’adozione di misure preventive atte a minimizzare l’incidenza dei fattori predisponenti. Questo può essere fatto già in sede di progettazione dell’impianto evitando sesti di impianto troppo fitti e disponendo i filari con orientamento nord-sud, specialmente negli areali più a rischio. In fase di allevamento si raccomanda di gestire la vigoria delle piante specialmente nei terreni molto fertili evitando il lussureggiamento attraverso:
– una corretta gestione della potatura invernale e quella verde per favorire l’aerazione della chioma;
– un uso contenuto delle concimazioni fogliari azotate durante il periodo di accrescimento dei frutti che, come accennato, potrebbero favorire la manifestazione dell’inestetismo agevolando lo sviluppo dei microrganismi responsabili;
– utilizzo del sistema di irrigazione a goccia da prediligere alle irrigazioni sovra-chioma.
Non vi sono al momento certezze sull’utilità dei trattamenti anticrittogamici. Nei frutteti con presenza ricorrente dell’alterazione, trattamenti anticrittogamici con prodotti a base di zolfo, potrebbero dimostrare una certa efficacia nel ridurre l’alterazione.
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La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
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