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Temperature elevate, siccità , incendi e inondazioni sono solo alcuni degli effetti visibili del riscaldamento globale, che ormai si conferma come una delle principali sfide del nostro tempo.
Ogni giorno cresce l’urgenza di intensificare gli sforzi collettivi per mitigarne gli impatti.
Secondo gli scenari dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), un ruolo cruciale per affrontare la crisi climatica è rappresentato dalla Carbon Dioxide Removal (CDR), il processo che cattura e rimuove in modo duraturo le emissioni di CO2, con effetti che possono perdurare dai 100 fino a oltre 1000 anni.
Un recente studio di BCG, dal titolo “Scaling CDR: Demand Drivers for Durable Carbon Removal“, mostra che gli acquisti di CDR sono cresciuti rapidamente, passando da 600 kilotonnellate (kt) nel 2022 a 4,5 megatonnellate (Mt) nel 2023, con previsioni di crescita costante fino al 2040.
Tuttavia, nonostante questi progressi, siamo ancora lontani dai livelli necessari per raggiungere un impatto ambientale pari a zero.
Ecco come Beccs in Italia potrebbe ridefinire il futuro della decarbonizzazione.
Il progetto pionieristico BECCS in Italia
In Italia, un gruppo di imprese leader nel settore energetico e agro-industriale, tra cui Edison, Bonifiche Ferraresi e Duferco Energia, ha avviato lo studio per lanciare uno dei primi progetti di Bio-Energy with Carbon Capture and Storage (BECCS) nel Paese, una soluzione pionieristica che potrebbe ridefinire il futuro della decarbonizzazione.
Questa iniziativa punta a catturare la CO2 biogenica prodotta durante la generazione di biometano, liquefarla, trasportarla e immagazzinarla in modo permanente offshore.
Lo sviluppo della BECCS in Italia rappresenta una grande opportunità . La produzione di BECCS da biometano nel paese permetterebbe infatti di rimuovere fino a 3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, equivalente alle emissioni annuali di 1,7 milioni di automobili. In linea con il Decreto Biometano del 2022, che prevede la produzione di 2,3 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2026.
Ravenna: Il cuore dello stoccaggio della CO2
Il fulcro del progetto italiano è il sito di stoccaggio Ravenna CCS uno dei principali hub per lo stoccaggio permanente della CO2 in Europa, gestito dalla Joint Venture di Eni con Snam. Questo sito rappresenta un’opportunità per l’Italia di diventare un punto di riferimento europeo nella gestione della CO2 e nello sviluppo del mercato dei crediti di carbonio.
Il progetto non solo rafforza la capacità del nostro Paese di raggiungere la neutralità carbonica, ma integra anche il settore agricolo e quello energetico, creando sinergie tra la produzione di biometano e le attività agricole locali. L’implementazione di questa tecnologia innovativa potrebbe accelerare la produzione di energia rinnovabile, riducendo al contempo la dipendenza dall’importazione di gas.
Il futuro della tecnologia BECCS e le sue potenzialitÃ
Il successo del progetto BECCS in Italia potrebbe avere ripercussioni ben oltre i confini nazionali. La tecnologia non è limitata al biometano, ma può essere applicata in diversi contesti dove viene generata bioenergia, come i termovalorizzatori alimentati da biomassa. Grazie alla cattura e allo stoccaggio permanente della CO2, il sistema BECCS potrebbe avere un impatto carbon negative, contribuendo al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione dell’Europa.
Tuttavia, affinché la tecnologia CDR raggiunga una scala multi-gigaton entro il 2050, sarà necessaria una forte azione governativa. Le nuove regolamentazioni potrebbero incrementare la domanda di CDR a 0,5-2,5 gigatonnellate (Gt) di CO2 all’anno, coprendo fino al 30% delle emissioni residue
globali. Meccanismi di prezzo del carbonio, sistemi di scambio di emissioni e regolamentazioni specifiche per settori come aviazione, marittimo ed energetico, potrebbero generare la maggiore richiesta, stimata in circa 1,3 Gt.
La domanda di CDR sarà particolarmente alta in Europa e Nord America, con una copertura prevista fino al 65% delle emissioni residue, mentre nell’Asia-Pacifico il potenziale è inferiore, intorno al 20%.
Affrontare queste emissioni residue potrebbe spingere ulteriormente la domanda di CDR.
La necessità di abilitatori normativi
Per sfruttare appieno il potenziale della tecnologia BECCS, sarà cruciale che due elementi vengano
finalizzati: un quadro normativo chiaro, abbinato ad uno schema di incentivi pubblichi affinché la
BECCS possa diventare un pilastro fondamentale nella transizione energetica.
Con la giusta combinazione di tecnologia e governance, BECCS potrebbe non solo ridurre drasticamente le emissioni di CO2, ma anche promuovere la crescita economica e l’innovazione, trasformando l’Italia in un centro d’eccellenza globale per la decarbonizzazione.
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