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Secondo l’Unione italiana vini la bozza del Decreto Accise contiene norme che scoraggeranno le imprese a investire su questo business. Ma si può ancora cambiare
Rischia lo stop sul nascere la filiera italiana dei vini dealcolati che potrebbe presto rinunciare alla produzione dentro ai nostri confini nazionali per portare tir di mosto in Germania, Spagna o Francia per poi riportare in cantina l’alcol etilico ricavato. Il tutto con
notevole aggravio dei costi, perdita di competitività e di sostenibilità economica ed ambientale.
Il mondo del vino italiano guarda infatti con preoccupazione alla bozza del decreto accise proposto dal ministero dell’Economia e Finanze che potrebbe avviare la produzione made in Italy di vini dealcolati previa autorizzazione dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. La norma prevista all’art. 33-ter prevede in particolare che possano essere autorizzati a ridurre il titolo alcolometrico i produttori di vino che operano in regime di deposito fiscale e che l’alcol etilico ottenuto, raccolto in un recipiente sigillato dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, sia sottoposto ad accisa.
Castelletti (Uiv): «Speriamo in confronto Masaf – Mef»
«Un provvedimento che farà finire sul nascere la filiera italiana dei vini dealcolati in quanto pone dei limiti produttivi e un carico burocratico alle cantine tali da scoraggiare ogni investimento in questo innovativo business – avverte il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv) Paolo Castelletti –. E il Mef non otterrebbe alcun ricavo: nessun imprenditore investirà un milione di euro per produrre al massimo 50 ettolitri di alcol anidro, ovvero 500 hl di vino».
«Un limite scoraggiante – lamenta Catelletti – una beffa, dal momento che era in dirittura d’arrivo un decreto del ministero dell’Agricoltura, frutto di dialogo e concertazione con la filiera enologica, che portava fuori i dealcolati dal sistema delle accise e non rendeva oneroso lo smaltimento della soluzione idroalcolica avendo come unico limite quello di essere applicato solo ai vini generici e varietali, non a quelli Dop e Igt, in una soluzione condivisa al Tavolo di filiera. Ora l’unica speranza è che il ministero dell’Agricoltura si confronti e trovi una quadra col Mef – conclude – è quanto chiederà al ministro Lollobrigida il nostro presidente Frescobaldi in un incontro durante Vinitaly Usa a Chicago».
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