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ALTA TENSIONE
Sequestrato un mini arsenale, composto anche da un kalashnikov, a un personaggio citato in una intercettazione del blitz “Leonidi Bis”
«Sento rumori di spari, venite». Torna l’alta tensione nelle piazze di spaccio di Trappeto Nord e San Giovanni Galermo. La notte tra il 12 e il 13 ottobre, i poliziotti delle Volanti sono stati inviati dalla sala operativa – dopo diverse segnalazioni di residenti – in via Ustica. E sul selciato hanno trovato un “tappeto di bossoli”. Ogive che la polizia scientifica ha sequestrato e sta analizzando nei suoi laboratori balistici.
Solitamente prove muscolari di questo tipo hanno avuto come palcoscenico la vicina via Capo Passero. Qualcosa ha spostato il mirino dei signori della droga, che controllano il traffico di sostanze stupefacenti che fa registrare turnover da migliaia di euro al mese. È la prima entrata nel bilancio di cosche mafiose e di gruppi di pusher autonomi. Il controllo quindi degli affari criminali, in questa porzione di città, è strategico a livello contabile (e anche di potere).
Le perquisizioni
Ma queste scelte di forza però hanno delle conseguenze. L’attenzione della magistratura infatti è tornata pressante. Per far calmare un po’ le acque sono partite perquisizioni e rastrellamenti ad ampio raggio da parte degli agenti del Commissariato di Nesima e degli investigatori della squadra mobile. Con paralleli blitz anche coadiuvati dai cani antidroga dell’Ufficio prevenzione crimine e soccorso pubblico. Ed è così che si è arrivati al sequestro di un mini arsenale composto da pistola calibro 9×21 e un kalashnikov in un box di via Ustica riconducibile ad Eugenio Marchese, conosciuto come “facci ‘i cedda”. I controlli si sono allargati fino alla vicina via Fratelli Gualandi. Dove in piena estate i poliziotti trovarono in un bidone, sepolto in un terreno, diverse armi sequestrate contro ignoti. Marchese, che fu condannato per un marginale episodio di favoreggiamento nel processo “Quota Cento”, è cugino di Eugenio Minnella, arrestato qualche anno fa nel blitz Cape Sparrow e a sua volta genero del narcos Marco Battaglia di via Capo Passero.
Il nomignolo di Marchese viene fuori anche in una recente intercettazione di Leonidi Bis, che ha portato i carabinieri a disarticolare il gruppo del Villaggio Sant’Agata. Giuseppe Pistone, considerato fino a prima del suo arresto il braccio operativo dei Nizza a Librino, parlando con Francesco Pio Distefano diceva: «Poi ce ne andiamo alle case rosse da “facci ‘i cedda” e gli buttiamo il balcone a terra…». Il clima era già teso quindi già lo scorso anno a marzo, quando però il baricentro delle pallottole era il civico 121 di via Capo Passero. Ora pare che il centro di gravità si sia spostato. Bisogna capire perché.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
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