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Roma, 23 ott. (Adnkronos) – Presentata oggi a Roma in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati la nuova campagna collettiva per la riduzione delle spese militari e lo spostamento delle risorse così risparmiate su investimenti più utili a favore di salute, istruzione, ambiente, solidarietà e pace. L’iniziativa promossa da Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace, Greenpeace Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo e Sbilanciamoci! “intende rimettere al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica italiana le spropositate spese per strutture militari ed armamenti nel nostro Paese. Vogliamo svelare alle cittadine e ai cittadini italiani – con analisi e strumenti informativi – le cifre enormi di questo ‘furto di futuro’, con i suoi impatti negativi ed evidenziando quanto, con questi soldi, si potrebbe realizzare in termini di spesa sociale, di pace e di sviluppo del Paese”. Si legge in una nota.

“Le proposte della Campagna sono chiare e prendono avvio dalle analisi, gli approfondimenti, le azioni già condotte in questi anni dalle organizzazioni promotrici: ridurre la spesa militare a livello nazionale e globale, con creazione di nuovi percorsi di disarmo; utilizzare le risorse liberate dalla spesa militare per spese sociali, ambientali e per il rafforzamento degli strumenti di pace; tassare gli extra profitti dell’industria militare; diminuire i fondi destinati alle missioni militari all’estero; aumentare controlli su influenza indebita dell’industria militare su bilancio ed export militare”.

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“Greenpeace -dice Sofia Basso, Research Campaigner Pace e Disarmo di Greenpeace Italia- è tra i promotori di questa nuova campagna perché siamo convinti che l’aumento della spesa militare sia la risposta sbagliata: più armi non significano maggiore sicurezza. Anzi, la corsa al riarmo sta trascinando il mondo in una spirale di guerre fuori controllo. Chiediamo un taglio netto delle spese militari che stanno sottraendo risorse alle vere priorità del Paese e una tassa sugli extra profitti dell’industria bellica, perché mentre i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente continuano a fare stragi di civili, mentre in Italia e nel mondo aumentano le disuguaglianze e gli effetti della crisi climatica, il settore delle armi sta incassando profitti record. È inaccettabile che si continui a finanziare la guerra mentre il mondo brucia e milioni di persone lottano per la sopravvivenza”.

Aggiunge Flavio Lotti, Presidente della Fondazione PerugiAssisi: “Cura, non bombe. Di questo abbiamo bisogno. Di fronte alle guerre e alle gravissime crisi globali che incombono, ogni parlamentare è chiamato a scegliere se investire sulla corsa al riarmo o sulla sicurezza delle persone che stanno subendo un continuo peggioramento delle condizioni di vita. Ciascuno si assuma la responsabilità di fare la pace ovvero: aiutare chi non ce la fa, soccorrere chi è in difficoltà, proteggere chi è minacciato, nutrire chi è affamato e assetato, curare chi è ammalato, sostenere chi è fragile, ridurre le disuguaglianze, preservare i beni comuni, salvare la nostra umanità e il nostro pianeta”.

Giulio Marcon, Portavoce di Sbilanciamoci!, sottolinea: “Ben 4 milioni di italiani non si curano più per mancanza di soldi, circa 9000 scuole sono a rischio crolli, l’Emilia Romagna è sotto l’acqua dopo l’ennesima alluvione: queste sono le priorità dove mettere le risorse, non le armi da guerra”.

Per Francesco Vignarca, Coordinatore Campagne della Rete Italiana Pace Disarmo: “La militarizzazione del pensiero, del linguaggio, delle politiche in corso negli ultimi anni sta portando ad un aumento folle e pericoloso delle spese militari (in particolare per nuovi sistemi d’arma): lo certifichiamo da tempo e da tempo chiediamo una inversione di rotta. Queste scelte di investimento armato non portano maggiore sicurezza ma solo più affari per il complesso militare-industriale-finanziario. Con questa campagna non solo vogliamo rendere evidente la posizione della maggioranza dell’opinione pubblica, ma domandiamo alla politica una presa di responsabilità: gli interessi di chi vuole davvero fare? Vogliamo una riduzione delle spese militari italiane così come chiediamo, nell’ambito di diverse Campagne internazionali, la riduzione di quelle globali e la Convocazione di una nuova Conferenza Onu per il Disarmo»

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