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CATANZARO Impegni mantenuti e impegni promessi e (ancora) non mantenuti, fondi stanziati e fondi annunciati, progetti realizzati e progetti ancora da realizzare. Due anni di governo Meloni e la Calabria: la convention del centrodestra calabrese in programma oggi pomeriggio a Reggio Calabria per celebrare i 24 mesi di attività dell’esecutivo presieduto dalla premier leader di Fratelli d’Italia è sicuramente l’occasione per tracciare un bilancio, ma anche per guardare in prospettiva, con riferimento alle ricadute politiche dispiegate nella nostra regione dall’azione del Consiglio dei ministri. Diversi fatti concreti, molte enunciazioni, qualche silenzio, ma anche qualche preoccupazione e tante attese e speranze tutte da verificare.

Il governo Meloni e la Calabria

Due anni di governo Meloni e la Calabria, con diversi risultati positivi, e del resto il governo nazionale e il governo regionale guidato dal presidente Roberto Occhiuto hanno lo stesso colore politico, ma non tutto è filato liscio e non tutto ancora adesso fila e probabilmente anche domani filerà liscio. Anzitutto, la delegazione calabrese al governo, che al momento conta una sola casella, quella del sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, coordinatrice regionale di Fratelli d’Italia: in Calabria è stata eletta anche la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, che tra l’altro chiuderà la manifestazione reggina, ma non cambia i termini della questione. In generale, ci sono stati concreti segnali di attenzione, anche con eventi di rilievo, da parte del governo: la seduta del Consiglio dei ministri a Cutro all’indomani della tragedia dei migranti, seduta che, al di là del merito delle politiche migratorie adottate in quella sede (oggettivamente molto controverse se non discutibili), comunque ha acceso i riflettori sulla Calabria e sulle sue problematiche ed esigenze, e il G7 del Commercio estero a Villa San Giovanni, con la particolare sottolineatura del ruolo strategico del porto di Gioia Tauro nel delicato contesto mediterraneo e globale. Segnali concreti come la sigla dell’Accordo di coesione tra la premier Meloni e la Regione di Occhiuto proprio a Gioia Tauro, oltre 3 miliardi di stanziamenti per la Calabria la cui messa a terra sarà una delle sfide del futuro, in sede soprattutto territoriale: tra le regioni del Mezzogiorno la Calabria è stata la prima a sottoscrivere quell’intesa. Attesa in Calabria anche per le ricadute della Zes Unica del Mezzogiorno che ha sostituito le Zes territoriali, che nella regione stava iniziando a produrre qualche effetto in termini di attrazione degli investimenti: da verificare poi la capacità del ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso di “riprendere” per i capelli l’investimento di Baker Hughes a Corigliano Rossano, considerando che difficilmente lo sforzo a livello territoriale andrà a buon fine.

La visita dei ministri del commercio del G7 al porto di Gioia Tauro

Dalla sanità all’autonomia differenziata

Sanità, infrastrutture, lavoro, ambiente: sono tanti gli ambiti nei quali le scelte del governo nazionale hanno incrociato i bisogni della Calabria, con progetti lanciati ma ancora spesso da concretizzare: si pensi ai tre miliardi stanziati per la Statale 106, o al Ponte sullo Stretto, o all’Alta velocità, tutti interventi che sono sulla carta – ed è già qualcosa – ma ancora vanno attuati, con un’attività che sia capace di fugare i tanti dubbi che ci sono (e che sono seri, soprattutto i dubbi relativi all’Alta velocità, che per il tratto calabrese è ancora soltanto uno schizzo appena abbozzato).  In tema di sanità, si tratta di capire se prima o poi il governo raccoglierà le sollecitazioni di Occhiuto per quanto riguarda l’aspetto non tanto delle risorse ma delle riforme, soprattutto una svolta nel reclutamento del personale e nelle agevolazioni agli operatori sanitari per rendere attrattivo lavorare in Calabria: tema del prossimo futuro sarà poi quello del commissariamento della sanità calabrese, visto che Occhiuto – lo  ha già annunciato in più di un’occasione – l’anno prossimo intende chiedere la  fine di uno strumento che è stato disastroso (fermo restando che la Calabria dovrà dimostrare di essersi messa a posto sul piano dei conti, e qui ci sono passi avanti sensibili, e della qualità dell’assistenza, e qui ancora non ci siamo). Quanto al tema del lavoro, dal governo si attendono risposte sulle due vertenze che maggiormente stanno assillando l Calabria: quella dei tirocinanti e quella del call center Abramo, due bombe sociali pronte a esplodere.  Infine, il tema ambientale, legato anche a quello dell’energia. Dal Mase non arrivano segnali particolarmente confortanti per quanto riguarda la bonifica di Crotone, con una tendenza del livello centrale a scaricare la problematica solo in sede locale. Nel giorno del suo insediamento al Parlamento, due anni fa, la premier Meloni nel suo lungo intervento programmatico citò il progetto del rigassificatore di Gioia Tauro come fondamentale nella visione dell’infrastruttura gioiese come hub energetico a livello nazionale e internazionale, e quell’annuncio ha avuto un’appendice con la successiva dichiarazione di strategicità del progetto, ma sul rigassificatore negli ultimi mesi è di nuovo calato quel silenzio che già l’ha tenuto nel limbo per un decennio. E infine, il tema dei temi, quello che più angustia alle latitudini calabre, l’autonomia differenziata, la legge “manifesto” della Lega che in Calabria non piace e convince, e non convince, almeno nella formulazione attuale, nemmeno il centrodestra e nemmeno il presidente della Regione Roberto Occhiuto, che continua a chiedere insistentemente risorse e garanzie per i Lep e l’uniformità dei diritti di base da Aosta fino a Crotone. Riuscirà la Calabria a resistere all’attacco del Nord? E’ questo forse il più grande interrogativo che incombe sul governo Meloni e sul suo rapporto con la Calabria. (a.cantisani@corrierecal.it)

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