Un cancello e una doppia fila di cipressi avvicinano gli ospiti a una dimora nobiliare del ‘700. Siamo a Villa Cordevigo, nel versante sud-orientale del Lago di Garda, tra colline e pianure che compongono la zona del Bardolino. Qui si estendono i 100 ettari di vigne e uliveti che hanno portato le famiglie Delibori e Cristoforetti a interessarsi a questo territorio. Soprattutto per via del vino, realizzato a partire dalle uve locali (ma non solo). Corvina, Rondinella, Corvinone, ma soprattutto Oseleta, un vitigno a bacca nera “difficile” perché scarsamente produttivo, che rischiava di perdersi a favore di piante con rese più alte e che è stato salvato dal rinnovato e diffuso interesse per i vitigni autoctoni. Qui l’Oseleta si vinifica in purezza e finisce per abbinarsi a selvaggina e formaggi stagionati.
Il complesso e splendido patrimonio delle ville venete
La villa rientra nel corposo portfolio delle ville storiche venete, le residenze patrizie che spuntano in tutta la regione (più di 4000!) e che sconfinano in piccola parte anche nel Friuli-Venezia Giulia. Appartennero soprattutto a famiglie aristocratiche che scelsero il Palladio come massimo interprete di un’architettura che divenne poi canonica, al punto da entrare a far parte della lista dei patrimoni dell’umanità Unesco. Ma cosa fare di questi ricchi possedimenti una volta finita quell’epoca di fasti? Se alcune ville rimangono ancora oggi private, altre sono state trasformate in luoghi dell’ospitalità di lusso. Le strutture e gli spazi già lo consentivano, con la presenza delle stanze, dei giardini (come quello di Villa Cordevigo, che si articola in più punti e ha una progettazione all’italiana) e dei terreni agricoli. Qui sono ben 1800 i metri quadrati di orti intorno alla struttura, dove si trovano arnie, olivi, e anche un orto sperimentale per i ristoranti della villa.
I due produttori di vino veneti
I Delibori e i Cristoforetti si curarono prima delle vigne. L’alleanza dei due nuclei risale addirittura agli Anni ’70, quando Walter Delibori e Avio Giorgio Cristoforetti cominciarono a vendere e fare vino insieme, prima pensando alla quantità, poi concentrandosi solo su due marchi in numeriche più controllate: Vigneti Villabella e Villa Cordevigo appunto. Dopo averne coltivato i terreni, le famiglie arrivarono a comprare il complesso architettonico solo nel 2002, lo restaurarono e aggiunsero anche i due ristoranti: Cordevigo, per colazioni, pranzi e cene, e l’Oseleta, dedicato all’alta cucina. Non manca nemmeno un bar, il Fiordilej, dove bere un bicchiere di vino oppure assaggiare un cocktail fatto con il gin della casa, realizzato con le bacche dei cipressi secolari del parco.
La cucina dello chef Marras a Villa Cordevigo
Tutta la proposta gastronomica della Villa è affidata alla mente di chef Marco Marras, 35 anni, originario di Bosa in Sardegna. Nei suoi piatti troviamo l’espressione di una cucina regionale italiana che è anche la sintesi delle sue esperienze di vita e di viaggio: Portofino, Madonna di Campiglio, Isola d’Elba, Sardegna ovviamente, ma anche lago di Garda e incursioni internazionali. “Una cucina semplice, pensata per far star bene con ispirazioni che ho preso da tutte le mie passate esperienze” spiega Marras. Sarde di lago, petto di fagiano e risotto stanno vicino a ravioli all’astice blu, filetto di San Pietro e polvere di capperi. Che gli ospiti siano italiani o stranieri, quello che conta è “ospitare” appunto, con un calore tutto italiano.
Cosa si mangia al ristorante Oseleta di Villa Cordevigo
In tavola prevale il gusto dell’accoglienza in modo scenografico. Servizi al carrello e al tavolo sono eseguiti dal personale davanti all’ospite, che ascolta recitare la lunga carta delle acque, da quelle nostrane a quelle delle norvegesi Isole Lofoten, oppure la lista dei formaggi dal carrello: una vera goduria. Al Ristorante Oseleta Marras ci è arrivato nel 2017 come chef de partie nella squadra del suo predecessore Giuseppe D’Aquino, che aveva già portato qui il riconoscimento della stella Michelin nel 2013. Suo compito è stato quello di arricchire e riplasmare l’offerta mantenendo inalterato il suo apprezzamento. I piatti possono essere ordinati sia alla carta sia nei tre menu a degustazione: Oseleta (8 portate a 150€), In viaggio con lo chef (7 portate a 125€), infine il percorso vegetariano, Natura (6 portate a 95€). A tutte le degustazioni segue a scelta l’abbinamento vini che può spaziare anche ben al di fuori delle etichette Villa Cordevigo. Tiziano Delibori, tra gli attuali proprietari della Villa, è infatti grande appassionato di vini, così come d’arte e antiquariato, e ha foraggiato una cantina che spazia tra la Francia e l’Italia enologica senza limitazioni.
Le camere della villa e la festa di San Martino
L’ospitalità è guidata dalla maître de maison Lorenza Delibori, figlia di Tiziano: “qui ci si deve sentire proprio a casa” ci spiega. Lusso sì quindi, ma con le ciabatte decorate con gli stemmi ad attendere gli ospiti dell’armadietto del bagno. Sono 40 le camere, tra suite e appartamenti, una diversa dall’altra, pensate per famiglie, coppie, italiani o stranieri. Una chiesetta risalente almeno al 1400 svetta sul cortile principale: è la chiesa di San Martino e ospita in uno spazio minuscolo qualcosa come 3000 reliquie appese alle pareti. Dal nome della chiesa, nella Villa è ancora in uso festeggiare la Festa di San Martino, il Capodanno Agricolo, che cade l’11 novembre. Momento centrale dell’anno per i fattori che coltivavano la terra, era il giorno in cui cessavano i contratti agricoli, prima di essere ridiscussi per l’anno successivo. Ma era anche il giorno in cui simbolicamente si stappava il vino novello. Qui questo giorno viene festeggiato ancora in famiglia, mantenendo in vita il legame tra terra e persone.
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