In città lo chiamano Re Pietro: ha segnato 60 reti in poco più di 100 presenze con la maglia della squadra della squadra del cuore. Anche meglio dei gol con cui ha castigato Inter e Milan a San Siro
Per spiegare l’amore, a volte, le parole possono mancare. Ecco perché hanno inventato la musica. Il Catanzaro aveva una gran voglia di dedicare un post da migliaia di like a Pietro Iemmello, lo scorso settembre. L’occasione del resto era imperdibile: il rinnovo di contratto del bomber che nella sua top chart del cuore mette al primo posto i gol in giallorosso e posticipa ampiamente le soddisfazioni personali a San Siro contro Inter e Milan. Ecco, il Catanzaro ha scelto l’amore e la tradizione: Wonderwall degli Oasis, un classico delle coppie quando festeggiano l’anniversario. Solo che mentre viaggiava la ballad dei Gallagher scorrevano i gol di Pietro. Tanti, troppi per un video da un minuto. Domenica sono diventati 60, ora è il terzo miglior marcatore della storia dei giallorossi con poco più di 100 presenze all’attivo. Sarà anche vero che nessuno è profeta in patria, ma uno come Iemmello va ogni sabato sempre più vicino a dimostrare il contrario.
ULTRAS IN CAMPO
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Quando Alcides Ghiggia, giustiziere del Brasile nel folle Maracanazo del 1950, ricordò l’impresa dell’Uruguay, si sbilanciò: “Solo tre uomini sono stati capaci di lasciare senza parole il Maracanà: il Papa, Frank Sinatra e il sottoscritto”. Ridefinendo le proporzioni calcistiche e traducendo il tutto in italiano, ecco servita la parabola di Pietro Iemmello. Ovvero di colui che ha zittito il tempio del nostro calcio, San Siro, per ben due volte. Con due maglie diverse. E contro tutte e due le milanesi. No, non ha compiuto il Maracanazo, ma ha messo un paio di svolazzanti firme su due vittorie che Sassuolo e Benevento ricordano ancora. È il massimo che un calciatore possa chiedere? Forse sì, ma non è il caso di Iemmello. Perché nessun gol a San Siro vale il lungomare di Catanzaro, casa del bomber che da tre anni fa esultare i giallorossi. L’arma in più dei calabresi è avere un ultras in campo. Uno come Pietro Iemmello che da ragazzino, prima di essere notato dagli scout della Fiorentina, andava sugli spalti tutte le domeniche: “E non sapete in quanti mi hanno sconsigliato di tornare qua” raccontava qualche mese fa in un’intervista. In molti, forse, avevano la paura che l’attaccante rischiasse di accusare la troppa pressione della maglia del cuore. Ma a spingere Iemmello è stato anche il desiderio di rilanciarsi, dopo un biennio tutt’altro che esaltante fra le Canarie (leggasi Las Palmas) e Frosinone. E ancora prima, le due retrocessioni a Foggia e soprattutto Perugia: in Umbria, nel 2020, non erano bastati i suoi 17 gol.
COPIONE CHE SI RIPETE
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“Voglio lasciare un ricordo, come Palanca. E quando vedo il senso di appartenenza che è tornato nei bambini, come una volta, esulto più di una promozione” proseguiva nell’intervista. Iemmello ha esultato parecchio col Catanzaro, effettivamente: lo stadio Ceravolo è una bolgia ogni sabato e all’entusiasmo del tifo si abbinano i risultati sul campo. Tradotto: 30 gol complessivi alla prima stagione intera con campionato e Supercoppa di C stravinti nel 2023, e allegata prima strepitosa stagione in Serie B conclusa coi playoff. Qualcuno, a un certo punto, si era anche illuso di poter far di più: il Catanzaro si è fermato in semifinale, contro la Cremonese, dopo un percorso a mille all’ora. A fare da battistrada ai giallorossi è stato il figliol prodigo coi suoi 17 gol complessivi (di cui due nel quarto di finale playoff col Brescia). E il copione si è ripetuto in questo inizio di stagione: 4 gol in 8 gare, tutti dannatamente pesanti. Domenica, contro il Sudtirol, ne ha segnato uno che nella sua top chart sicuramente si sarà piazzato alle posizioni di vertice: pallonetto dolcissimo da fuori area, tanta morbidezza sotto l’incrocio dei pali. E poi il rigore del 3-0, freddezza e precisione per la doppietta personale che ha fatto venir giù il Ceravolo, perché il Catanzaro non vinceva da quasi due mesi. E anche nell’ultimo successo, ovviamente, c’era la sua firma: 3-1 alla Carrarese.
TORNARE IN SERIE A
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A Catanzaro lo chiamano Re Pietro. Ma lui che in Calabria è cresciuto conserva ancora il poster di colui che ha governato nella precedente dinastia: Giorgio Corona, anche lui trascinatore fra B e C. Iemmello, che il pensiero della terza serie lo ha allontanato grazie alla doppietta di domenica, ai tempi di Perugia era conosciuto anche come lo Zar. Nomignoli di responsabilità e leadership per uno che in carriera non ha mai avuto rimpianti sulle proprie scelte. Ma ancora tanti sogni, anche a 32 anni: riportare il Catanzaro in Serie A e contribuire alla salvezza a suon di gol. Lui sa come si fa, anche in massima serie: nel maggio 2017 accentua la crisi dell’Inter siglando la clamorosa doppietta con cui il Sassuolo espugna San Siro, la sua prima marcatura multipla in A nel palcoscenico più bello. Proprio nella domenica in cui il Meazza si zittisce con l’assenza polemica della curva nerazzurra. Scena che si ripete un anno dopo quando con la maglia di un Benevento ormai sull’orlo della retrocessione guasta la rincorsa europea del Milan di Gattuso, autografando la storica vittoria delle Streghe nel silenzio attonito di San Siro. Che non spezzano però il sortilegio: a fine anno è retrocessione. E Iemmello riparte con la valigia in mano, collezionando annate sfortunate prima del dolce ritorno a casa. A Catanzaro, quella che ha dichiarato l’ultima maglia della sua carriera. Che, come ogni storia d’amore, vive di inizi identici ai finali, di cerchi che si chiudono e sentimenti che si ritrovano: a Catanzaro si muovono i primi e gli ultimi passi, dentro lo stadio Ceravolo e costeggiando un lungomare
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