Chiusa definitivamente la vicenda giudiziaria tra BusItalia e i 7 Comuni della cintura urbana sui vecchi crediti legati al trasporto pubblico extraurbano. Con la scadenza dei termini per la presentazione di un ricorso al Consiglio di Stato, anche Rubano sarà costretta a pagare il dovuto, ma a differenza degli altri dovrà versare l’intera quota, non avendo accettato la transazione. Si tratta del contributo integrativo che per anni i municipi della cintura hanno versato a Padova, permettendo così alle corse del servizio urbano di allungarsi fino ai confini del capoluogo. Grazie a questi contributi non era mai stato aumentato il costo del biglietto, avvenuto poi solo nel 2023. Ma ovviamente questo nei contratti non c’era scritto. All’epoca fu Aps a firmarli. Dal 2018 sette Comuni hanno iniziato a non pagare più, sostenendo che quel servizio fosse già coperto dal contributo regionale. Non solo, hanno portato in tribunale BusItalia e Comune di Padova per chiedere la restituzione di ciò che avevano pagato dal 2001 in poi, quindi di circa 8 milioni di euro. Tutto è partito da Selvazzano Dentro, quando sindaco era Enoch Soranzo, a cui poi si sono accodati anche Albignasego, Rubano, Vigodarzere, Ponte San Nicolò, Cadoneghe e Abano Terme.
Ogni Comune però aveva scelto un percorso legale diverso, ottenendo comunque sentenze contrarie da Tar e Consiglio di Stato. Secondo i giudici amministrativi, infatti, la convenzione del 2001 con cui si erano impegnati a versare l’integrazione tariffaria era pienamente valida. E tale è rimasta fino a settembre 2022, quando è scattato il nuovo contratto di servizio, dopo la gara per la gestione del trasporto pubblico vinta proprio da BusItalia. Contratto che non prevede più questi contributi. Tutti decidono quindi di transare e pagare il dovuto (si tratta di cifre tra i 100 e i 300 mila euro su cui hanno avuto il 10% di sconto), tranne Rubano che aveva scelto in passato di rivolgersi al giudice ordinario. Anche lui poi si era espresso a favore di Aps. In settimana sono scaduti i tempi per la presentazione del ricorso, chiudendo quindi la vicenda e condannando il Comune di Rubano a versare mezzo milione di euro.
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