“Overtourism”, esplosione degli affitti brevi, carenza di offerta immobiliare per chi cerca soluzioni a lungo termine, conseguente impennata dei prezzi per quel poco rimasto sul mercato. Questi sono i temi che occupano buona parte del dibattito, in maniera sempre più accesa e incalzante man mano che ci si avvicina al Giubileo. All’interno di questo confronto, Roma ricopre un ruolo centrale e per questo la politica sta cercando, faticosamente, delle soluzioni.
Una parte dell’aiuto potrebbe arrivare da chi tiene il pallino dell’urbanistica. A novembre con ogni probabilità in aula “Giulio Cesare” verranno discusse e approvate le nuove norme tecniche di attuazione (Nta) del piano regolatore generale. Che, come scritto più volte anche di recente, potranno influire sulla trasformazione della città. In particolare del centro storico. Ma non è solo questa la partita da giocare.
Come spiega l’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia “è folle pensare di combattere una crociata contro il turismo, bisogna piuttosto fare fronte comune con altre città interessate dal fenomeno crescente e pensare a uno sviluppo di Roma che renda compatibile la sua Storia con il ruolo di grande metropoli da sempre aperta ai flussi, turistici e migratori”.
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Assessore, che ruolo può avere l’urbanistica nel contrasto alla desertificazione del centro storico e agli effetti negativi dell’ “overtourism”?
“Dobbiamo immaginare uno sviluppo di città che renda compatibile la storia di Roma con il suo ruolo di grande metropoli sempre aperta ai flussi, turistici e migratori. Siamo alla vigilia del Giubileo, sarebbe folle pensare che la città combatta una crociata contro il turismo. Non serve un approccio ideologico, ma la necessità di governare un fenomeno comune a tutte le città d’arte italiane ed europee. Il turismo crescerà ancora e ha un enorme impatto economico”.
In che direzione potrebbe andare questo sviluppo?
“Bisogna consentire al turismo di distribuirsi meglio in tutta Roma. Lo si fa tramite un’azione sinfonica e omogenea da parte dei vari soggetti coinvolti, tramite politiche turistiche che favoriscano anche percorsi meno ‘mainstream’. Abbiamo un patrimonio artistico, archeologico, architettonico e naturalistico distribuito armonicamente sul territorio, ma serve costruire percorsi di accessibilità migliori, più veloci, con servizi in tutti i quartieri e i municipi. Nel nostro territorio abbiamo, per fare due esempi, Ostia Antica e l’antica Città di Gabii, siti archeologici sui quali stiamo lavorando per valorizzarli e renderli sempre più raggiungibili”.
Parliamo del centro storico. Cosa può fare Roma per tutelarlo maggiormente e frenare la desertificazione?
“Innanzitutto vorrei sgomberare il campo da ogni ‘fake news’, cioè che ci sia qualcuno dentro questa maggioranza o questa giunta che non veda il problema di una turistificazione massiva. Alcune posizioni, negli ultimi mesi, sono state rese caricaturali allo scopo di intestarsi una battaglia che invece è di tutti. La proliferazione degli affitti brevi va affrontata. Per uscirne vittoriosi bisogna fare fronte comune con tutte le città come la nostra, affinché il Governo approvi una legge nazionale. Purtroppo la ministra Santanché continua a negarla, ha ribadito la sua contrarietà all’autonomia dei sindaci in questo senso, scelta assurda e che forse tradisce una certa subalternità a determinati poteri. Noi stiamo lavorando con le norme tecniche di attuazione, e siamo confidenti che ci siano buoni margini di azione ma una normativa nazionale ci consentirebbe di avere maggiori certezze, così come hanno affermato a più riprese tutti i sindaci – da Sala a Manfredi, oltre ovviamente al nostro Sindaco Gualtieri, dopo l’esperienza di Firenze”
Gli strumenti in mano all’amministrazione, in concreto, quali sono?
“Vogliamo inserire delle distinzioni all’interno della categoria residenziale. D’altra parte non ci può essere altra categoria che quella residenziale per un affitto breve, lo dice la legge che va rispettata. Però possiamo costruire una sotto categoria ad hoc, per provare a limitare il fenomeno. E per limitarlo, l’aula approverà un regolamento consentito dalla legge regionale sul turismo. Non solo. Stiamo inserendo dei paletti, in base ai quali tutti gli interventi di cambio di destinazione in centro verso il residenziale vengono accordati solo previa l’impegno del proprietario a non trasformare gli appartamenti in strutture ricettive extra alberghiere. Certo parliamo di quote minoritarie perché la maggioranza delle nuove attivazioni di tali strutture avviene da parte di chi ha già un appartamento ma su questo interverremo con il regolamento, in attesa che finalmente il Parlamento ci dia gli stessi poteri che hanno i Sindaci di tutto il mondo, mentre in Italia questo è un “privilegio” riservato solo a Venezia.
Verrete sommersi dai ricorsi come il Comune di Firenze?
“La norma regionale ci permette di agire, dovremo farlo secondo i criteri di stretta necessità, proporzionalità e non discriminazione. Non escludo che ci potranno essere dei ricorsi ma li affronteremo. Il punto è politico: non intervenire significa non capire che la salvaguardia del tessuto e dello stile di vita dei nostri centri storici è funzionale anche a un turismo sano e dunque anche all’economia delle città, oltre che garantire la vivibilità dei residenti. Dovremo fare un lavoro importante in aula, confrontandoci anche con le altre città a partire, ad esempio, dalla proposta che stanno avanzando a Napoli o alle nuove ipotesi di Firenze”
In occasione della presentazione dell’ultimo report Ecosistema Urbano di Legambiente, lei ha tirato in ballo l’Ater e le dismissioni di alloggi che vengono acquistati dalle società di affitti brevi.
“Sì, perché se quello della turistificazione e dello svuotamento del centro storico sono temi riconosciuti da tutti, allora non si può essere contraddittori nel mettere in atto le politiche pubbliche. Chi detiene un patrimonio pubblico dentro la città, dovrebbe fare in modo che non venga dismesso. Non parlo solo di Ater, ma per esempio anche delle ex Ipab, attuali Asp. Tutti coloro che hanno case, dovrebbero farsi carico della problematica. Devono favorire la residenzialità e la cosiddetta ‘mixitè’ territoriale, di cui sempre si parla senza mai applicarla. Perché i ‘poveri’ vengono mandati sempre e solo in periferia. L’altro tema è che, una volta dismesso, questo patrimonio non diventi un affare per gli affitti brevi. Se vogliamo regolare l’attività dei privati, bisogna essere coerenti. Non può essere una battaglia lasciata al Comune”.
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Cos’altro è stato fatto e farete come amministrazione per ridurre la pressione degli affitti brevi a Roma?
“Una cosa fatta è per esempio quella di eliminare i tetti ai posti letto per le strutture alberghiere, che in varie zone della città erano limitati a 60. Era antistorico e non favoriva la concorrenza e la qualità. Abbiamo anche favorito i cambi di destinazione d’uso, la possibilità di inserire strutture alberghiere in siti direzionali che oggi sono dismessi, ce ne sono sempre di meno. È una politica diretta a favorire la riqualificazione dell’esistente. E poi bisogna portare servizi e occasioni nelle zone meno centrali. Quindi non solo per poter andare a dormire ma anche vivere i quartieri. La città della prossimità sta anche in questa ottica”.
Può farci un esempio pratico?
“Torno a citare Ostia Antica. Bisogna lavorare sul miglioramento dei servizi, degli spazi pubblici, favorire la presenza stabile dei flussi turistici. Il tema dei trasporti in questo senso è importante, per permettere ai turisti e non solo di raggiungere più agevolmente determinati siti di interesse. Penso alla metro C, che porterà a collegare i quartieri della periferia est con il centro storico in pochi minuti. O la tramvia Togliatti, per la quale è stato appena inaugurato il cantiere. Un quadrante molto fuori mano arriverà in centro in 20 minuti. E gli effetti già si vedono: sappiamo che nell’area tra Prenestino e Quarticciolo nasceranno nuovi studentati. Interi pezzi di Roma acquisiranno o già hanno acquisito un’appetibilità maggiore, attirando interventi di vario genere”.
Ci sono quartieri nei quali, incentivando gli investimenti, si potrà spostare una parte dell’offerta ricettiva alberghiera?
“Un esempio classico è Ostiense, ma voglio citare anche l’Eur. Parliamo di un quartiere storicamente a vocazione direzionale, molto ben collegato, ma dove si possono pensare più strutture ricettive. Penso poi anche alla zona del Foro Italico e del Flaminio. A Centocelle grazie alla stazione della metro C già si è verificata una trasformazione, che vivrà una spinta ulteriore una volta conclusa la realizzazione del nuovo parco. Quell’area di Roma potrebbe diventare una nuova meta turistica. Bisogna ragionare sul collegamento e l’accessibilità, non più sulla distanza geografica, come accade in altre grandi città europee. Se la Roma Lido consentirà di collegare Roma e Ostia in 20 minuti, è chiaro che la distanza con piazza Venezia non la misureremo più in chilometri. Questo apre una stagione totalmente nuova”.
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