Sono finiti sotto la lente degli inquirenti per non aver ritirato dagli scaffali alcuni prodotti contenenti il composto chimico Lial, classificato come sostanza tossica e vietato dalla Ue
Sono almeno due i punti vendita che, in provincia di Ferrara, sono finiti sotto la lente degli inquirenti per non aver ritirato dai loro scaffali alcuni prodotti per la cura del corpo e della persona contenenti una sostanza classificata dall’Unione Europea come cancerogena. Si tratta del Propionaldeide, ai più noto come Lial, un composto chimico che è stato usato fino a pochissimi anni fa durante il procedimento di produzione di fragranze con cui profumare cosmetici, candele e salviette umide. Nel 2020 però è stato classificato come sostanza tossica dopo una rivalutazione del suo profilo di sicurezza e, dal marzo 2022, la commissione Ue ne ha vietato l’uso in tutti i prodotti cosmetici, ordinando il ritiro dagli scaffali di quelli già in commercio.
Le indagini
Nel Ferrarese alcuni venditori non lo avrebbero fatto e ora rischiano di finire nei guai. A far partire le indagini la Guardia di Finanza, a seguito di alcuni controlli nei negozi del territorio provinciale. La prima segnalazione alla Procura di Ferrara è arrivata a dicembre 2023 relativamente a quanto trovato dalle Fiamme Gialle nei magazzini – a Ferrara città – di una catena specializzata nel settore a livello nazionale, dove erano in vendita saponi, gel detergenti, doccia gel, tinte per capelli e gel per il corpo di marche multinazionali note a tutti, che contenevano il Lial appunto.
Merce sequestrata
La seconda, invece, è del 18 ottobre, a Cento, dove gli stessi prodotti «banditi» dal mercato sono stati comunque trovati in un negozio di vendita al dettaglio di un privato. Di ciò, ora, i responsabili legali dei due punti vendita potrebbero dover rispondere della violazione in materia di sostanze classificate come CMR, vale a dire cancerogene. Allo stesso tempo, i finanzieri hanno proceduto al sequestro della merce ritenuta non più idonea alla vendita. Nel caso della catena specializzata va però detto che il titolare del punto vendita – come accertato dalla magistratura – aveva attivato tutte le procedure affinché i vari magazzini togliessero le scorte ancora presenti sul mercato, comunque senza esito.
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