A dieci anni esatti dalla vostra fondazione, quale bilancio può trarre?
Sì, sono già trascorsi dieci anni dalla fondazione di ASA e siamo davvero felici di questo traguardo! Il bilancio è molto positivo. L’associazione, che nel 2014 era un’idea, un progetto, è cresciuta in maniera esponenziale e propone oggi molte iniziative sul territorio, tutte accomunate dal medesimo scopo: far conoscere, specialmente a bambini e ragazzi, la bellezza dello sport e i valori sportivi. Abbiamo quindi sviluppato settimane di colonie estive, programmi doposcuola, corsi sportivi, progetti di prevenzione e sensibilizzazione.
Il vostro mantra: far conoscere la bellezza dello sport. Un impegno non semplice…
Confermo, soprattutto in un mondo in cui sin dalla tenera età si è bombardati da modelli che esaltano la competizione verso l’altro e con se stessi. Per questo molti programmi di ASA si rivolgono oggi anche a bambini a partire dai tre anni di età. La prevenzione e l’educazione sportiva sono fondamentali.
Ultimamente purtroppo sui campi di calcio ticinesi, nei campionati dei bambini, ne sono successe un po’ di tutti i colori. E il fair play auspicato?
Il lavoro deve partire in famiglia, diffondersi a scuola, svilupparsi all’interno delle società sportive. Noi cerchiamo di proporre dei modelli concreti, attraverso giochi che aiutino i bambini a capire l’importanza di certi valori o piccoli esercizi pratici che è necessario però siano ripetuti per essere interiorizzati. Bisogna agire tutti insieme per cambiare la cultura dello sport.
Lo spirito che dovrebbe caratterizzare tutti i tornei a cui partecipano atleti minorenni dovrebbe essere di solidarietà e divertimento. Ma allora cosa non funziona?
Spesso non funzioniamo noi adulti… Dovremmo ripeterci più spesso come mai iscriviamo i nostri figli a dei corsi sportivi o al programma di una società sportiva. Perché si divertano e facciano nuove amicizie?
Perché imparino il rispetto delle regole, della figura dell’allenatore, del compagno, dell’avversario o perché speriamo di trovare in loro dei futuri campioni? L’esempio deve partire da noi. Come possiamo pensare arrivi da loro, costantemente preda di tutte le influenze a cui sono esposti via social?
Far maturare i bambini nel contesto sportivo sembra essere più difficile oggi rispetto a ieri: un problema generato forse dalla mancanza di una vera famiglia alle spalle?
Sì, più che di una vera famiglia, forse, di famiglie distratte…Adulti anch’essi sempre di corsa, sempre connessi e quindi disconnessi dalla loro realtà. Ci rendiamo conto, lavorando con tantissimi bambini e con le loro famiglie, di quanto siano importanti i momenti offline. Per esempio nelle nostre colonie estive, suggeriamo con forza ai genitori di non dare ai bambini i telefoni e di rivolgersi a noi organizzatori solo in caso di vera emergenza. Alla sera troviamo bambini più distesi, che si sono divertiti, che si sono “arrangiati” e si sentono quindi più autonomi e forti.
Vi siete occupati moltissimo dei giovani, in particolare con le vostre iniziative.
Continuiamo a farlo, aggiungendo nuovi progetti e cercando di espandere quelli ormai consolidati sul territorio, con uno sguardo a quelle che ci sembrano le esigenze primarie dei bambini e delle loro famiglie. Quindi per l’estate 2025 il nostro ASA Summer Camp, ormai fortemente presente nel Luganese e nel Malcantone, sbarcherà anche nel Mendrisiotto e nel Bellinzonese. E poi stiamo lavorando a una grande iniziativa, il Fondo Inclusione di ASA, che permetterà a un maggior numero di bambini con disabilità di partecipare alle nostre iniziative sportive affiancati da personale qualificato, integrato con la grande squadra dei monitori. Un lavoro ambizioso, ma necessario, che fa bene non solo ai bambini che vengono integrati, ma anche agli altri bimbi che vengono esposti alle difficoltà della vita, agli adulti che pure spesso non conoscono queste situazioni… Insomma, il valore dell’inclusione deve essere riportato al centro del grande cappello dei valori sportivi. ASA è nata per questo!
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