L’inchiesta sull’ex collaboratore di giustizia
Sequestrate le società dell’uomo già condannato per associazione mafiosa che da tempo godeva di molte libertà grazie a un legge molto “generosa”
Sono state sequestrate due società all’imprenditore Ignazio Gagliardo di Racalmuto nell’agrigentino. Si tratta di un ex pentito che forse non si era mai pentito. Non è il primo caso e sicuramente non sarà l’ultimo nell’ambito della gestione di una legge che ha dato sempre problemi, senza che venissero adottate contromisure adeguate.
Il sequestro preventivo disposto dalla direzione distrettuale antimafia della procura di Roma, eseguito dalla polizia di Stato, riguarda due società operanti nel campo dell’edilizia, la “Professiomals at work s.r.l.” e la “Edil Gallo s.r.l.s.”. Il provvedimento di sequestro arriva dopo l’operazione che aveva portato a finire in carcere l’ex collaboratore di giustizia Gagliardo, accusato di estorsione aggravata. Ignazio Gagliardo, 60 anni, da tempo libero e messo fuori dal programma di protezione, risulta indagato per una vicenda legata all’aggiudicazione di un immobile messo all’asta.
L’inchiesta partiva dalla denuncia di un uomo che raccontava di aver subito pressioni per vendere a un prezzo inferiore a quello di mercato un appartamento che si era aggiudicato partecipando a un’asta immobiliare. L’ex collaboratore di giustizia, insieme ad altre tre persone, pure loro indagate (una delle quali forse figura contigua a clan della camorra), avrebbe compiuto alcuni atti intimidatori ai danni del vincitore dell’asta. Ci sarebbe stata una estorsione di 12mila euro a “chiusura” del caso. La squadra mobile parla di “gravi e concordanti indizi” in relazione al reato di intestazione fittizia aggravata dal metodo mafioso delle due società con sede a Roma, avviate per mezzo di prestanome al fine di poter svolgere lavori in virtù del superbonus 110 per cento.
L’intestazione mascherava – sempre secondo l’accusa – la condizione dell’effettivo titolare in modo da aggirare la norma che impedisce a chi ha precedenti di ottenere i benefici previsti del superbonus. Gagliardo sfuggito nei primi anni 90 alla cattura nell’operazione “Akrsgas”, si era rifugiato in Sudafrica. Era poi rientrato in Italia per far curare la moglie malata e “si era buttato pentito”. Il fatto di essere stato condannato per estorsione e associazione mafiosa ma non per omicidio gli consentiva di ottenere i benefici previsti dalla legge premiale e ritornare in libertà. Utilizzata a quanto pare per tornare alla vecchia attività. Sono le conseguenze di una normativa pretesa e ottenuta dai pm e approvata da un Parlamento di vigliacchi.
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