Molti lavoratori rischiano di perdere i contributi versati all’INPS per la pensione se questi non sono sufficienti per ottenere la pensione: come fare ad evitarlo.
Sia i lavoratori dipendenti che quelli autonomi versano annualmente (o mensilmente) i contributi al fondo pensionistico di riferimento. Si tratta di un investimento per il futuro, visto che i contributi versati serviranno ad ottenere successivamente una pensione che consenta di sostenere le spese quando arriverà il momento di lasciare il lavoro.
Nel caso si sia lavoratori dipendenti con un contratto a tempo indeterminato nel pubblico o nel privato e si arrivi serenamente all’età pensionabile o al limite minimo contributivo (20 anni di contributi versati) l’INPS garantisce che i contributi versati si tramutino nella pensione di vecchiaia, ma cosa succede se si perde il lavoro prima di aver raggiunto i 20 anni di contributi?
Allo stesso modo potrebbe capitare che un lavoratore autonomo svolga nel corso della propria carriera dei lavori diversi che lo portano a versare i contributi a più casse previdenziali, o comunque ad avere un impegno lavorativo discontinuo che non gli consente di ottenere i 20 anni di contributi necessari alla pensione, cosa succede in questi casi?
I contributi che non raggiungono il limite minimo stabilito dalla legge diventano “Silenti” ed il rischio è che vengano perduti una volta per tutte. Ci sono casse previdenziali come quelle dei medici, commercialisti, architetti, veterinari e giornalisti che consentono agli iscritti di recuperare i contributi versati, mentre altre come l’Enasarco e la stessa INPS che non offrono questa possibilità.
Contributi “Silenti”: come fare a non perdere quanto versato nel corso degli anni
Per fortuna esistono diverse possibilità di recuperare i contributi silenti. La prima e una delle più sfruttate è quella del versamento volontario dei contributi. Si tratta insomma di versare la somma mancante al raggiungimento dei 20 anni di contributi, una soluzione che può essere conveniente solo nel caso in cui manchi poco a raggiungere la soglia.
Un secondo metodo di recupero dei contributi è la ricongiunzione: in questo caso si chiede che i contributi versati nelle varie casse previdenziali vengano aggiunti all’ultima di cui si è usufruito. Anche in questo caso, però, potrebbero essere necessarie decine di migliaia di euro.
Il terzo metodo è stato introdotto con la legge 41/2006 ed è la totalizzazione dei contributi. Funziona esattamente come la ricongiunzione ed è gratuita, tuttavia comporta l’accettazione del passaggio totale al sistema contributivo e dunque alla rinuncia del sistema retributivo – più favorevole al lavoratore – garantito da alcune casse previdenziali.
Infine c’è il cumulo, introdotto con la legge 228/2012, che è gratuito come la totalizzazione e consente di mantenere il sistema retributivo qualora una delle casse lo preveda. Tuttavia lo consente solo per la parte dei contributi versati per la cassa in questione, il cumulo infatti prevede che ogni somma versata rispetti le regole della cassa di riferimento.
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