Spiragli di ripresa in Italia dalla domanda di mutui delle famiglie, che dopo un prolungato periodo di contrazione, legato alla stretta monetaria operata dalla Bce, ora è tornata a crescere, sebbene a ritmi contenuti. Nel frattempo la dinamica della domanda di credito da parte delle imprese resta più sottotono, anche perché nel quadro di tassi di interessi più elevati che in passato le aziende preferiscono utilizzare risorse interne e, nel 90% dei casi, giudicano i loro livelli di liquidità adeguati.
Ma proprio guardando ai tassi di mercato, dall’Associazione bancaria italiana sottolineano come nella Penisola siano diminuiti di più rispetto ai tassi ufficiali stabiliti dalla Bce. A illustrare lo scenario macroeconomico, nel corso di un seminario a Firenze, è stato il vicedirettore vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero.
I tassi dei prestiti bancari in Italia hanno iniziato a moderarsi dall’ottobre del 2023, ha ricordato, anticipando le mosse attese dalla Bce che ha iniziato a ridurre i valori di riferimento dal giugno di quest’anno. E “nelle settimane più recenti questa tendenza si è rafforzata”. Torriero ha sottolineato che sui nuovi mutui i tassi bancari sono scesi di 117 punti base, da quando hanno iniziato a moderarsi, mentre sui prestiti alle imprese sono scesi di 63 punti base.
Nel frattempo per l’Italia le attese di crescita economica sono “sicuramente su livelli molto, molto contenuti”, ha proseguito Torriero, a valori che si registravano prima della fase del Covid, successivamente alla quale, specialmente nel 2021, la Penisola ha registrato una ripresa superiore alla media europea. Ma più di recente “la tendenza è in rallentamento”, ha spiegato.
Un elemento alla base della debolezza economica in Italia è rappresentanto dalle difficoltà del manifatturiero, Torriero ha sottolineato come si sia registrato il 19esimo mese consecutivo di contrazione della produzione industriale.
Sulle prospettive pesano una serie di fattori di rischio, il primo e principale menzionato da Torriero è quello dei rischi geopolitici, seguiti da quelli dovuti al crescente protezionismo commerciale e poi i rischi climatici e quelli collegati alle questioni demografiche.
All’opposto, in Italia è invece positiva la dinamica contenuta dell’inflazione, inferiore alla media dell’area euro. E un altro elemento positivo è che nonostante la crescita a rilento del Paese, l’Abi si attende che i crediti deteriorati netti delle banche salgano solo moderatamente, mantenendosi a livelli storicamente contenuti e al di sotto del 2% da qui al 2026.
In generale il tasso di deterioramento del credito è stato in lieve aumento nel primo trimestre del 2024, ma lontano dai picchi toccati nel 2015 e inferiore alla media storica. Per i crediti deteriorati netti (Non performing loans) le stime elaborate dall’associazione indicano 1,9% quest’anno, 2% il prossimo e 1,8% nel 2026. Per l’incidenza dei crediti deteriorati lordi è atteso il 3,7% quest’anno, 3,9% il prossimo e 3,6% nel 2026.
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