Condanna definitiva per Filippo Capriati, considerato il capo del clan di Bari Vecchia e trasferimento nel carcere di Terni, dove è detenuto da anni un altro pezzo da novanta della mafia barese, Savino Parisi, boss di Japigia. Una scelta non proprio felice, secondo gli investigatori che da anni tentano di destrutturare la camorra barese, arrestandone i capi storici. Filippo Capriati, nipote dello storico boss Tonino, era uno di questi: dalla roccaforte del borgo avrebbe gestito traffico di droga ed estorsioni nonché alcuni servizi all’interno dello scalo marittimo. “Porto” si chiamava l’operazione che lo portò in carcere nel 2018 e gli è costata una condanna a 16 anni e 6 mesi. Oggi che la pena è diventata definitiva (così come quelle inflitte a Gaetano Lorusso, Salvatore D’Alterio e Nicola De Santis, a 8 anni e 4 mesi, 7 anni e 4 mesi, 3 anni e 6 mesi), la Squadra Mobile gli ha notificato l’ordine di carcerazione. Al quale ha fatto seguito il trasferimento a Terni, dove è detenuto anche Antonio Busco, ex esponente del clan Palermiti, a capo di un gruppo di scissionisti. La permanenza di questi tre soggetti nella stessa casa circondariale non è considerata con favore negli ambienti investigativi baresi, anche perché si ipotizza che tutti e tre abbiano comunque un forte ascendente sui rispettivi gruppi criminali. Filippo Capriati ha subito pochi mesi fa la perdita del fratello Lello (assassinato il 1 aprile a Torre a Mare), mentre nel 2018 era stato ucciso Mimmo. Il clan è attualmente nelle mani di giovani leve, in attrito con esponenti di altre famiglie baresi. E l’omicidio di Lello non ha ancora avuto un movente né un colpevole.
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