LAMEZIA TERME Partecipe e collaboratore del gruppo capeggiato da Cipolla (cl. ’61), risulta intestatario di quote di diverse società utilizzate per le truffe. E, in veste di amministratore della Tiemmeti S.r.l. e della Biemme S.r.l., si sarebbe interfacciato con le banche per tutti gli aspetti inerenti ai contratti di finanziamento, fabbricava fatture per operazioni inesistenti. Sono queste le accuse mosse nei confronti di Domenico Trimboli (cl. ‘61) nato a Platì e residente a Cesano Boscone.
Per il calabrese il gip Marco Formentin ha disposto gli arresti domiciliari mentre Cipolla è finito in carcere. L’operazione, coordinata dalla Procura di Monza, avrebbe fatto luce su un’associazione a delinquere di carattere transnazionale finalizzata alla commissione di truffe ai danni dello Stato, Imprenditori legati alla ‘ndrangheta e il fratello del pm antimafia: la doppia inchiesta sulle truffe allo Stato
In un capo di imputazione, riportato dal gip nell’ordinanza, sono stati ricostruiti alcuni episodi legati alla “Biemme srl”, società nata nel 2010, attiva nel commercio all’ingrosso di imballaggi, amministrata dal calabrese Domenico Trimboli dal 20 gennaio 2021, diventato poi socio unico dal 16 aprile dello stesso anno. Gli accertamenti svolti dalla pg avrebbero dimostrato – riporta il gip nell’ordinanza – come la “Biemme s.r.l., «fosse sostanzialmente una “scatola vuota”». Priva di sedi operative, senza mezzi operativi e dipendente ma non solo. Lo società, infatti, avrebbe avuto una movimentazione bancaria assolutamente incompatibile con l’esercizio di impresa e nel 2020 non risulterebbe avere emesso fatture e pagato imposte. Ma, ciononostante, sarebbe riuscita ad ottenere almeno un paio di finanziamenti elargiti da “Banca Progetto”.
Come ricostruito dagli inquirenti, la società avrebbe ricevuto due finanziamenti da “Banca Progetto” con «esito positivo incondizionato». La prima richiesta risale al 5 novembre 2021 pari a 2,5 milioni di euro come finanziamento a valere sul Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Qualche giorno dopo, il 12 novembre, il Medio Credito Centrale delibera la concessione della garanzia statale e il 30 dicembre la società riceve il finanziamento di 684.250 euro. Ma, come ricostruito dagli inquirenti, dall’analisi dei conti sarebbe «emerso che l’importo ricevuto da Banca Progetto S.p.A., lungi dall’essere investito nella società, sarebbe stato distratto nella misura di 662.928,59 euro verso società riconducibili al sodalizio». Poco più di un anno dopo la società di Trimboli richiede a Banca Progetto l’erogazione di un finanziamento con l’intervento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese per 2 milioni e 150 mila euro, ottenendo 2.114.525 euro il 5 settembre 2022 dai quali 1.912.497,43 euro – sempre secondo l’accusa – sarebbero stati distratti verso società riconducibili al sodalizio.
Dalle indagini della Procura di Monza, dunque, nel caso della “Biemme srl”, come in tutte le altre truffe, sarebbero stati architettati «diversi artifizi per la dissimulazione dell’assenza di mezzi di produzione» ma anche per la «falsificazione dei bilanci, e la simulazione di una realtà produttiva inesistente». Secondo l’impostazione accusatoria, inoltre, la società, a decorrere dall’assunzione della rappresentanza da parte di Domenico Trimboli, «non ha mai avuto mezzi di trasporti adatti allo svolgimento dell’attività dichiarata e non ha avuto dipendenti». L’ultima dichiarazione attraverso il modello 770 che deve essere utilizzato per comunicare in via telematica all’Agenzia delle Entrate le ritenute operate sui redditi di lavoro risale all’anno 2016 e risulta intestataria di un’Audi e una Bmw in locazione. Inoltre, come ricostruito dall’accusa, dagli accertamenti bancari «emergerebbe l’assenza di movimentazioni di addebito tipicamente riconducibili all’esercizio di un’impresa» come il pagamento di forniture per utenze, di oneri fiscali e contributivi.
Parte attiva l’avrebbe avuta Michele Migliore (cl. ’50), accusato di aver falsificato i bilanci, finito in carcere. Già perché i ricavi per l’annualità 2020 sono stati indicati in 5.508.000 euro. Tuttavia, il portale fatture & corrispettivi per l’anno 2020 «non evidenzia l’emissione di fatture della società “Biemme Srl”. Inoltre, l’anagrafe tributaria non rileva il pagamento di alcuna imposta». In più avrebbe ricevuto un totale di 11 bonifici dalla società per i due finanziamenti ottenuti da Banca Progetto. «(…) allora io ho pensato… siccome ci sono dei carrelli… se tu sei a posto lì e quello non è impazzito… possiamo fare i due carrelli con Biemme…». «Si, te li faccio anche domani mattina, assolutamente…». Questo il tenore del dialogo intercettato dagli inquirenti tra Ernesto Maria Cipolla e Simone Iacone (cl. ’84) anche lui tra gli arrestati, rivendicando – secondo l’accusa – la «propria responsabilità nei finanziamenti della Biemme». C’è, infine, una conversazione intercettata all’interno della Maserati Ghibli di Cipolla che consentirebbe di accertare che la Biemme fosse nella disponibilità anche di Iacone e utilizzata per giustificare il trasferimento di risorse finanziarie di provenienza illecita. «(…) ho visto il preventivo e sono 55 più iva… ne sono due… fai un acconto o fai due fatture oppure fai il compensato…» «(…) no, io ti faccio due fatture una da 55 e una da 57» si dicono Iacone e Cipolla. I due interlocutori, inoltre, per mantenere assoluta riservatezza con l’intento di sfuggire ad eventuali attività d’indagine, «usano riferirsi i nomi delle società fasulle mediante il sistema di comunicazione denominato “Signal», annota ancora il gip nell’ordinanza. «(…) tu adesso mi mandi i dati della società che non ce li ho su signal, mi mandi dati società e i dati del muletto ed io nel giro di 15 minuti ti mando le due fatture… ok?».
Artifizi per raggirare la banca
In buona sostanza, per indurre in errore i soggetti deputati alla valutazione del merito creditizio di Biemme, gli indagati avrebbero «confezionato e depositato bilanci palesemente falsi», come evidenziato dal pm e riportato dal gip nell’ordinanza. Per effetto degli artifizi e raggiri, i verificatori sono stati indotti in errore, essendo documentalmente provato che, all’esito dell’istruttoria di Banca Progetto, «hanno attribuito alla società richiedente il finanziamento percentuali quasi irrisorie (non superiori all’ 1%) di probabilità di inadempimento e di probabilità di fallimento». Come riporta ancora il gip, gli accertamenti bancari «dimostrano in modo inequivocabile come tali capitali siano stati distratti, nell’immediatezza, a favore di altre società del gruppo» e per corrispondere ad alcuni dei concorrenti nel reato «il prezzo per la commissione del reato» come le erogazioni in favore di Trimboli, Migliore, Savio e di società allo stesso riconducibili o comunque «fatti, oggetto di condotte di riciclaggio ed autoriciclaggio». (g.curcio@corrierecal.it)
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