Le strategie aziendali di inclusione crescono di importanza e confermano un grande potenziale economico che, solo in Italia, raggiunge i 39 miliardi di euro.
Non a caso, il 78% dei consumatori afferma che la reputazione di un brand in termini di diversità influenza le proprie decisioni d’acquisto.
Il 67% delle esperienze discriminatorie avviene durante l’interazione con i brand
È uno dei risultati del Brand inclusion index 2024, lo studio globale realizzato da Kantar, l’azienda specializzata in brand advisory e insight che proprio ieri ha rilasciato i dati relativi al mercato italiano.
L’indagine ha coinvolto oltre 20 mila persone in 18 paesi del mondo, con l’obiettivo di valutare, dal punto di vista dei consumatori, il posizionamento e le iniziative promosse dai marchi a favore dell’inclusione. Un italiano su quattro afferma di aver vissuto esperienze discriminatorie nel corso dell’ultimo anno e il 67% di questi episodi avviene nei diversi momenti di interazione con i brand, dalla comunicazione fino all’acquisto.
«In Kantar ci siamo dati l’obiettivo di stimolare, indirizzare e supportare la business community affinché il marketing possa diventare uno strumento di amplificazione delle strategie DEI (che promuovono diversità, inclusione e uguaglianza, ndr) delle aziende», ha spiegato Federico Capeci, ceo di Kantar Italia. «Abbiamo indicatori proprietari e ogni nostro tool ha metriche specifiche a questo scopo, dai tracking ai pre-test di comunicazione, dagli studi di nuovi prodotti alla customer experience».
Amazon è il primo per formazione inclusiva, policy aziendali e accessibilità degli spazi
E se a livello globale Google ottiene il titolo di brand più inclusivo, a dominare la classifica nazionale è invece Amazon, che conquista il secondo posto anche nel ranking internazionale. Il colosso dell’ecommerce emerge come un esempio aziendale positivo sulla base di diversi fattori: una formazione su leadership e linguaggio inclusivo destinata ai dipendenti, così come l’accessibilità agli spazi di lavoro, le policy a supporto della genitorialità e, non ultimi, gli strumenti per contrastare il divario salariale e assicurare una parità retributiva.
A completare la top 5 italiana del Brand inclusion index ci sono poi Nike, Disney, Coop e Dove.
L’inclusione come strumento indispensabile per migliorare l’esperienza del consumatore
Insomma, il marketing inclusivo sta ormai diventando uno strumento indispensabile per migliorare l’esperienza del consumatore e, di conseguenza, favorire la crescita delle aziende.
Da qui, la scelta di Kantar di inserire all’interno dell’indagine alcuni elementi utili alle imprese per colmare i gap di inclusione, primo fra tutti il ruolo dell’industria pubblicitaria, le cui campagne dovrebbero virare maggiormente verso storie più inclusive e un casting in grado di rappresentare le minoranze.
A seguire, l’innovazione, che permetterà di individuare più facilmente le esigenze dei consumatori e soddisfarne le richieste, ma anche la capacità aziendale di generare un impatto positivo sulla società e mitigare le forme di discriminazione.
Da non dimenticare, però, che le strategie inclusive non significano marketing di nicchia, indirizzato esclusivamente a un target specifico: per l’82% degli italiani intervistati, infatti, la diversità e l’inclusione sono tematiche importanti e incidono quindi sulle scelte d’acquisto di tutte le tipologie di consumatori.
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