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Matteo Fantacchiotti lascia a sorpresa la guida di Campari dopo appena cinque mesi dall’incarico, assunto ad aprile. Le dimissioni, motivate da “ragioni personali”, hanno effetto immediato, come annunciato dall’azienda in un comunicato. Campari ha inoltre precisato che la risoluzione del contratto è stata concordata e sono in corso trattative per definire la buonuscita. La notizia ha destabilizzato gli investitori, causando un ribasso teorico del 9,4% e impedendo al titolo Campari di fare prezzo all’apertura di Piazza Affari.
Chi sono i nuovi vertici
Fantacchiotti ha commentato: “È stato un privilegio far parte di Campari per quasi cinque anni e guidare l’organizzazione da aprile 2024. Ora che ho deciso di lasciare il gruppo, desidero esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti gli stakeholder, in particolare al presidente, al consiglio di amministrazione e al team di leadership”. La notizia ha portato al crollo in Borsa del titolo, prima sospeso e poi riapparso nel listino di Piazza Affari.
Campari, controllata dalla famiglia Garavoglia, per sostituire Fantacchiotti ha scelto di adottare un modello di leadership condivisa, nominando Paolo Marchesini (chief financial and operating officer) e Fabio Di Fede (general counsel and business development officer) come co-Ceo ad interim. I due saranno anche membri di un comitato per la transizione della leadership, presieduto da Robert Kunze-Concewitz, ex Ceo che aveva guidato l’azienda per quasi vent’anni ed era rimasto in consiglio dopo il suo passo indietro ad aprile.
Il comitato di transizione, in collaborazione con il comitato nomine e remunerazione, è incaricato di trovare un nuovo Ceo er guidare la multinazionale, che conta quasi tre miliardi di euro di ricavi e 729 milioni di Ebitda, considerando sia profili interni che esterni. Contemporaneamente, Jean-Marie Laborde, attuale consigliere e membro del comitato controllo, rischi e sostenibilità, è stato nominato vicepresidente.
Le parole del presidente
La presidenza dell’azienda resta in mano a Luca Garavoglia, che in una nota ha rassicurato investitori e dipendenti sul futuro della società nonostante il cambio improvviso al vertice. “La nostra ambizione di crescita rimane fortissima”, ha dichiarato, sottolineando la solidità della struttura aziendale e la robusta presenza globale di Campari. L’azienda vanta un portafoglio con alcuni dei marchi più prestigiosi del settore, sostenuti da un team di professionisti altamente qualificati.
Garavoglia ha espresso ottimismo per il futuro dell’azienda, enfatizzando il recente passo strategico con l’acquisizione del 14,6% della sudafricana Capevin Holdings Proprietary Limited, che controlla CVH Spirits Limited, una società scozzese specializzata nella produzione e commercializzazione di whisky single malt.
Le difficoltà in Borsa
Le dimissioni di Fantacchiotti lasciano molti interrogativi. Venerdì, il titolo in borsa ha subito un ribasso del 5,5% a seguito di dichiarazioni dell’ormai ex-Ceo sull’andamento debole del settore degli spirits in Nord America, uno dei principali mercati per l’azienda.
Dalla sua nomina, Fantacchiotti non è riuscito a invertire la tendenza negativa del titolo, che nell’ultimo anno ha visto una perdita di oltre il 30% del proprio valore, con una capitalizzazione di mercato scesa a 9,2 miliardi di euro. Da quando ha assunto la guida dell’azienda, il bilancio è rimasto in rosso, con un calo del 15,5%. La crisi di Campari non è però un caso isolato: il settore degli spirits sta attraversando un periodo difficile, con una perdita complessiva di circa un terzo del valore in borsa negli ultimi mesi. La domanda è in calo e cresce l’interesse per prodotti a basso contenuto alcolico, mentre Campari affronta anche sfide legate a condizioni meteorologiche sfavorevoli.
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