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Ogni anno l’Osservatorio Zoomafia pubblica un report dettagliato sulla condizione degli animali, sottolineando sfruttamenti e crimini: presso le procure italiane sono in corso 2.189 procedimenti. L’incidenza maggiore è al nord Italia. Il focus sulla “zoocriminalità minorile”: se in generale questo tipo di reati è in diminuzione, sono in aumento le denunce presso i tribunali minorili

Leone, il gatto scuoiato vivo nel Salernitano e deceduto, nonostante le cure di veterinari e volontari. Grey, colpito ad Alberobello con un calcio da una 16enne che lo ha fatto cadere nelle acque della fontana della piazza del Comune, provocandone la morte. Sono solo alcuni dei casi di maltrattamento animale denunciati dal rapporto 2024 dell’Osservatorio Zoomafia, che ogni anno redige uno studio sullo sfruttamento degli animali da parte del mondo criminale e non.  

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Il termine “zoomafia” è stato coniato nel 1998 per indicare la «nascita e lo sviluppo di una nuova forma di criminalità, parallela e legata a quella mafiosa, che trova come motivo di nascita, aggregazione e crescita, l’uso di animali per attività economico-criminali». 

I numeri del maltrattamento animale

Il rapporto redatto quest’anno vede come reato più diffuso l’uccisione di animali, in crescita rispetto all’anno scorso, quando si era comunque posizionato al primo posto. Le procure hanno registrato 2.819 procedimenti, che corrispondono al 39,6 per cento dei crimini contro gli animali registrati presso le 127 procure che hanno fornito i dati (il 75 per cento del totale). Gli indagati sono 474, un numero esiguo perché la maggior parte delle denunce sono a carico di ignoti.

L’uccisione di animali non è l’unico reato riscontrato nel report di Zoomafia, sono preoccupanti anche i numeri del maltrattamento e dell’abbandono, attualmente ci sono circa 3mila procedimenti in corso a riguardo. 

LA TRATTA DEI CUCCIOLI

Sebbene i procedimenti segnalati ai Tribunali siano soltanto trentadue, i numeri dei cuccioli coinvolti in questo traffico illegale raggiunge l’ordine delle migliaia. Solo nel 2023 sono stati sequestrati almeno 151 cani; 12, invece, le persone denunciate.

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La compravendita dei cuccioli parte nei paesi dell’est Europa: vengono acquistati a pochi euro e allevati in maniera intensiva, per poi essere stipati dentro furgoni o van ed essere venduti in Italia per centinaia o migliaia di euro. Oltre al traffico via terra, c’è anche quello via mare: il porto di Bari accoglie generalmente cuccioli provenienti dall’Albania, mentre quello di Brindisi quelli provenienti da Bulgaria e Romania.

Un terzo modo è ricorrere alle piattaforme di compravendita online, come Subito.it, denunciato nel rapporto Zoomafia dell’anno scorso. Nonostante sia vietato vendere cuccioli di età inferiore ai due mesi, vengono comunque messi online annunci in cui si specifica nella descrizione di concludere la transazione altrove in modo da non essere rintracciati dalle autorità. 

L’operazione più grande del 2023, denominata Hello Spanks, è stata condotta dalla procura di Reggio Emilia a febbraio e ha portato al sequestro di circa una cinquantina di cani. Il pedigree della cucciolata era stato falsificato e i controlli della polizia forestale hanno accertato che pochi di quei cani erano “di razza”.

Gli animali, poco dopo la confisca, sono stati restituiti agli indagati, con la possibilità di essere commercializzati solo come meticci, poiché senza pedigree. Il fatto è stato denunciato dal Rapporto Zoomafia perché secondo loro «andavano sequestrati ai fini della confisca».

LA DIFFUSIONE GEOGRAFICA 

Per quanto riguarda la diffusione geografica di tali reati, l’incidenza maggiore è al nord Italia. Si è riconfermato il primato di Brescia che conta 323 procedimenti. In quest’area la maggioranza delle denunce riguarda illeciti venatori o contro la fauna selvatica, che sono il 59,75 per cento del totale. La provincia di Brescia è l’epicentro più importante d’Italia per il bracconaggio. 

Zoocriminalità MINORILE 

L’Osservatorio svolge un lavoro molto importante per quanto riguarda il monitoraggio della “zoocriminalità minorile”, un concetto introdotto proprio da loro. Secondo i membri dell’Osservatorio è ancora diffusa la convinzione che «i bambini autori di abusi nei riguardi di animali non facciano altro che compiere un percorso quasi obbligato nel cammino della loro crescita».

Anzi è stato spiegato che i bambini che «maltrattano animali lo fanno in risposta a un disagio e sono molto probabilmente loro stessi vittime di altre violenze, il più delle volte commesse proprio dalle figure più significative per loro».

Il reato per cui sono indagati il maggior numero di ragazzi –  ventuno –  è maltrattamento di animali. Sono otto invece quelli indagati per uccisione di animali, e lo stesso numero di minori è coinvolto nelle corse clandestine di cavalli.

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Nonostante il numero di denunce maggiore sia stato ricevuto presso il Tribunale di Torino, il numero più alto di indagati si trova nel sud Italia. «Diverse tra queste denunce – sottolineano i redattori del report – riguardano fatti particolarmente gravi per le forti connessioni con la criminalità organizzata, come le corse clandestine di cavalli».

E sebbene i reati contro gli animali siano in generale in diminuzione, ciò non vale se si isolano le denunce riportate esclusivamente ai tribunali minorili: i procedimenti sono aumentati del 64 per cento dal 2022 passando da 25 a 41, mentre gli indagati sono aumentati del 114 per cento passando da 29 a 62.

Secondo gli autori del rapporto, tuttavia, non ci si può limitare solo alla casistica ufficiale: i numeri dei minori, se comparati a quelli degli adulti, sarebbero esigui. Ricerche condotte in maniera indipendente, che non fanno affidamento sulle denunce in tribunale ma sulle confessioni spontanee, offrono un quadro molto diverso, nel quale i social giocano un ruolo importante nella documentazione degli atti di violenza. 

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