Il Governo Meloni supera la legge Fornero ma nella direzione opposta a quella che tutti vorremmo: dal 2025 si andrà in pensione a 70 anni.
Da anni tutti speriamo in un superamento della legge Fornero e nel ritorno alla pensione di anzianità, cancellata dall’ex Ministro del lavoro con la riforma del 2011. La legge Fornero, infatti, ha stabilito che, per accedere alla pensione di vecchiaia, è necessario soddisfare tre requisiti.
Uno anagrafico: bisogna avere almeno 67 anni. Uno contributivo: bisogna avere almeno 20 anni di contributi. Uno economico: l’assegno pensionistico mensile deve essere pari almeno all’importo dell’assegno sociale. In assenza anche di una sola di queste tre condizioni si dovrà continuare a “timbrare il cartellino”.
Il Governo di Giorgia Meloni ha, come obiettivo di legislatura, quello di superare la legge Fornero in nome di una maggiore flessibilità in uscita. Al momento, tuttavia, la direzione intrapresa dall’Esecutivo di Centrodestra sembra essere opposta rispetto a quella in cui tutti avremmo sperato. Dal 2025 molti potrebbero andare in pensione addirittura a 70 anni.
In pensione a 70 anni: ecco la svolta del Governo Meloni
Lavorare fino a 67 anni sembra assurdo in quanto non favorisce il ricambio generazionale nei luoghi di lavoro e, anzi, peggiora la situazione della disoccupazione giovanile. Da un lato avremmo over 60 che non vedono l’ora di andare in pensione e dall’altro lato giovani che, non vedendo opportunità, fuggono all’estero. In mezzo c’è il Governo che pensa di portare l’età pensionabile a 70 anni.
Fino a quindici anni fa circa era abbastanza normale riuscire ad accedere alla pensione intorno ai 60 anni. Oggi è un miraggio. In teoria è ancora possibile ma bisogna avere moltissimi anni di contributi: addirittura più di 40. Pertanto per andare in pensione a 60 anni è necessario avere iniziato a lavorare in modo stabile e continuativo prima ancora dei 20 anni.
La maggior parte di noi, per lasciare il lavoro, dovrà aspettare di aver spento almeno 67 candeline sulla torta. A condizione sempre di avere almeno 20 anni di contributi e di aver maturato un assegno previdenziale che non sia al di sotto della soglia dell’assegno sociale.
Ma non basta più evidentemente: le casse dell’Inps piangono a causa di errori commessi negli anni passati. Le baby pensioni erogate a persone di 35-40 anni, il sistema di calcolo retributivo basato sugli ultimi stipendi sono stati errori che oggi si fanno sentire più che mai. E a questo bisogna aggiungere un problema nuovo: il crollo delle nascite. Come rimediare ed evitare emorragie dalle casse dello Stato? Disincentivando le uscite anticipate dal lavoro e aumentando l’età pensionabile.
Infatti si sta valutando la possibilità di far lavorare fino a 70 anni i dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni. Oltre a questo, si prevede di riconfermare il bonus Maroni che consiste in incentivi in busta paga per i lavoratori che, pur avendo raggiunto i requisiti per andare in pensione con Quota 103, decideranno di continuare a prestare servizio.
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