Firenze, 31 ottobre 2024 – Un comeback live in grande stile quello per Ghali che dopo le doppiette sold out di Milano – dove tornerà per chiudere il tour – lunedì 4 novembre è pronto a infiammare il palco del Mandela Forum di Firenze, per poi proseguire in direzione Roma (sold out), Bologna e Napoli, trasformando i palasport nelle sue arene cosmiche. I biglietti (da 46 a 74,75 euro) sono disponibili online su www.bitconcerti.it e www.ticketone.it, oltre che nei punti prevendita di Box Office Toscana (www.boxofficetoscana.it/punti-vendita). Ghali – Live 2024, prodotto da Vivo Concerti, è una traversata in 30 brani nella storia musicale e personale di Ghali, dell’artista – tra i più iconici della sua generazione – che con il suo immaginario poetico e il suo mix di lingue, influenze ed estetiche è realmente riuscito ad avere un impatto sulla cultura del nostro Paese e non solo, riferimento per chi voglia parlare ad un pubblico più che mai internazionale. E in questa direzione è stato concepito lo show: un progetto sfidante e una macchina produttiva ambiziosa (azionata dallo stesso Ghali e guidata dal Direttore Creativo Simone Ferrari per Balich Wonder Studio, fra i protagonisti mondiali del live entertainment) che guarda fuori dall’Italia, ridisegnando le regole delle produzioni nazionali per alzare l’asticella e giocare un campionato live tutto suo, di caratura global ed altissimo livello.
Racconta Simone Ferrari: «Riconosco che il benchmark sia molto alto: con Ghali abbiamo voluto creare uno show dalla vocazione e dal respiro internazionale, portando anche molto al limite il concetto di spettacolo all’interno di un palasport. Uno show fortemente iconico, materico, fatto di scenografia reale, che conduca il più possibile gli spettatori all’interno di un viaggio nella musica di Ghali e che ne racconti la storia e il suo percorso fino ad oggi, con la sua legacy culturale e umana». Proprio in quest’ottica e in omaggio a questo tipo di narrazione, il concept intorno al quale gira il Ghali – Live 2024 è quello del deserto: un paesaggio naturale lontano ma vicino al cuore e alle radici di Ghali, denso di suggestioni e in continuo mutamento, con la presenza sul palco di vere dune che l’artista percorre e plasma intorno a sé, calando lo spettatore in una dimensione immaginifica. «Abbiamo portato il deserto all’interno dei palasport, realizzato con la scenografia disegnata insieme a uno dei più grandi scenografi al mondo, Paolo Fantin, per la prima volta al mio fianco in un progetto musicale. La direzione presa dall’inizio era quella di creare un palcoscenico materico, fisico, che non demandasse tutto ai video, ma che fosse fatto di dune reali. La sfida per me era quella di costruire uno spettacolo che permettesse di chiudere gli occhi e, con l’immaginazione, di guardare oltre lo scenario di per sé arido del deserto, plasmandolo nel corso del viaggio attraverso la musica di Ghali», dice Simone Ferrari.
Aggiunge Clemente Zard (Co-owner/Managing Director di Vivo Concerti): «Per me è un onore lavorare per e con un Artista come Ghali, soprattutto in un anno molto importante per lui come questo e il fatto che abbia riposto la sua fiducia per il suo ritorno nei palasport in noi è motivo per me di grande orgoglio e responsabilità. Il caso ha voluto che la data scelta per il ritorno di Ghali all’Unipol Forum sia la stessa del suo primo live ad Assago del 2018, e quando l’abbiamo confermata è stata una piacevole coincidenza. Quello che vedrete è uno Spettacolo diametralmente opposto da quello che il nostro occhio è abituato a vedere ultimamente, sia in termini di messa in scena che per i messaggi che fornisce. Proprio questi messaggi formano uno storytelling che parla allo spettatore, grazie alla scenografia che è “teatro” delle sue canzoni e racconta una storia con un disegno luci di matrice teatrale. Un’iconografia fortissima ci accompagna dall’inizio dell’Evento fino alla fine, senza mai distogliere gli occhi dall’interezza di quello che stiamo vedendo. Evento è una parola chiave, perché con questo Show entriamo in una dimensione parallela». Maurizio Costanzo
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