Save The Children Global Ventures mira a raccogliere 1 miliardo di dollari in nuove forme di finanziamento innovativo destinati alla missione dell’ente di beneficenza entro il 2030. Ecco come.
Quando Eglantyne Jepp fondò Save The Children a Londra, nel 1919, per impedire che i bambini tedeschi morissero di fame durante l’embargo della prima guerra mondiale, stava facendo qualcosa di abbastanza insolito.
Nessuno aveva mai pensato di aiutare i figli del nemico.
Più di un secolo dopo, quell’approccio pionieristico non è cambiato e Save The Children sta trovando nuovi modi per aiutare i giovani di tutto il mondo.
In questo episodio di The Big Question, Paul Ronalds, fondatore e amministratore delegato di Save The Children Global Ventures, spiega come le tecniche tradizionali del settore privato potrebbero cambiare le finanze del settore della beneficenza.
Cos’è l’investimento a impatto?
Save The Children Global Ventures, lanciata nel 2022, gestisce una serie di fondi e progetti che mirano a ottimizzare le tecniche di investimento tradizionali, raggiungendo al contempo gli obiettivi principali dell’ente di beneficenza.
Attualmente, servirebbero 3800 miliardi di euro in finanziamenti per risolvere alcuni dei più grandi problemi del pianeta e, sebbene la raccolta fondi tradizionale sia ancora estremamente importante, non è sufficiente.
Benché non ci siano ancora prodotti al dettaglio su cui la persona media possa investire, parte del nuovo approccio di Save The Children consiste in collaborare con investitori sofisticati o istituzionali per incentivarli a investire a impatto.
“Spesso, si tende a confondere gli investimenti a impatto con investimenti agevolati, ma non sono necessariamente la stessa cosa”, spiega Paul.
Benché il primo fondo sia chiuso e debba ancora maturare, alcuni dei progetti mirano a suscitare sia un impatto significativo che un buon rendimento per gli investitori.
Le 11 imprese del primo fondo si concentrano principalmente su istruzione, tecnologia e tecnologia sanitaria. Una delle imprese incentrate sull’istruzione mira a ridurre il crescente problema della carenza di insegnanti nell’Africa sub-sahariana. C’è un bisogno previsto di 15 milioni di insegnanti in più nei prossimi 7-10 anni e, utilizzando un’app portatile, che può essere venduta ai governi, alle reti scolastiche e a insegnanti con microcredenziali senza qualifiche formali, l’idea è quella di mantenere gli insegnanti in quell’area e offrir loro uno stipendio migliore.
“Non abbiamo una bacchetta magica per lo sviluppo internazionale, ma la cosa più simile a nostra disposizione è l’istruzione infantile”, spiega Paul.
“Quasi tutti i bambini che iniziano indietro, rimangono indietro. Quindi, se riusciamo a dar loro una buona istruzione della prima infanzia, avranno buone possibilità di diventare persone di successo e, di conseguenza, anche il loro Paese avrà successo.”
I rendimenti previsti variano notevolmente da un’azienda all’altra, ma alcune di quelle con maggior successo sono già cresciute del 600%.
È un rischio ragionevole per gli enti di beneficenza investire le donazioni ricevute?
Un’altra area di attività di Paul e del suo team si chiama “venture philanthropy”. In sostanza, prendono le donazioni ricevute e le investono in imprese in linea con i loro obiettivi. Poi, gli eventuali rendimenti tornano nel fondo per essere reinvestiti.
“È un ciclo continuo che va avanti all’infinito. Se continuiamo a fare buoni investimenti, il fondo dovrebbe rimanere intatto per sempre”, dichiara Paul.
Ma gli investimenti comportano rischi e non a tutti piace l’idea che enti di beneficenza si assumano rischi finanziari.
“Alcuni degli investimenti che facciamo potrebbero non avere successo”, ammette Paul.
Aggiunge però che, a suo avviso, dovrebbe avvenire una rieducazione sia nel settore della beneficenza che nel grande pubblico in quanto, senza correre rischi, non si può avere l’impatto necessario.
“Se iniziamo a far sì che questi investimenti a impatto vengano adottati da gran parte delle fondazioni, degli investitori e magari anche dei fondi pensione, allora possiamo avere il giusto impatto sulle questioni globali, sociali e ambientali più significative.
Possiamo sconfiggere la povertà. Possiamo soddisfare le esigenze di capitale.
Questo è importante per Save The Children, ma pensiamo che sia importante per il settore della beneficenza in generale”, conclude Paul.
The Big Questionè una serie di Euronews Business in cui incontriamo leader ed esperti del settore per discutere di alcuni degli argomenti più significativi dell’attualità.
Guarda il video qui sopra per assistere alla conversazione completa con Save The Children Global Ventures.
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