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Nell’editoriale di Terra e Vita n. 30/2024 Amedeo Reyneri spiega che il cambiamento climatico in alcuni casi può essere favorevole per la coltivazione del cereale, oltre agli ibridi di nuova generazione
Anche il 2024 sarà archiviato come un’annata maidicola con più ombre che luci. A governare è stato l’andamento meteo, sempre più capriccioso se non ostile. In questo contesto il mais non si differenzia da tante altre colture, ma i modi con cui si sono verificate le precipitazioni e i picchi termici hanno danneggiato in modo rilevante questo cereale. In sintesi: un inverno piovoso che ha caricato i terreni d’acqua rallentando la preparazione del terreno, una primavera con precipitazioni ingenti e senza mai una finestra adeguata per le semine e i trattamenti di concimazione e difesa, un’estate breve con picchi termici molto elevati a interferire con la maturazione e a favorire lo sviluppo delle muffe tossigene.
Anteprima di Terra e Vita 30/2024
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Si può stimare che la produzione nazionale di granella possa soffrire di una contrazione prossima al 20% rispetto al 2023 che, ricordiamo, non fu un anno particolarmente produttivo. A completare il quadro, i prezzi sui mercati non sono incoraggianti; inoltre, il timore di contaminazioni significative di aflatossine hanno spinto a differenziare in modo importante la quotazione del mais con caratteristiche, rispetto a quello comune, dopo due anni in cui il differenziale di prezzo è stato contenuto.
Nell’immediato occorre procedere con rapidità ed efficienza alla raccolta anche a costo di qualche punto percentuale in più di umidità per contenere quanto possibile l’accumulo di micotossine, contando sul costo inferiore dell’essicazione in questa parentesi di costi energetici contenuti. Quindi operare una selezione accurata dei conferimenti al centro di essiccazione seguita da un’attenta pulitura della granella.
Per la prossima campagna e poi per quelle a venire sarà possibile contare su due importanti aiuti da non sottovalutare. Il primo riguarda la manifestazione del cambiamento climatico in corso. L’allungamento della stagione autunnale favorevole alla crescita e la conseguente maggiore somma termica, nonché la disponibilità di ibridi precoci o precocissimi con capacità produttive ormai interessanti, permettono di destinare la coltura alla produzione di granella anche dopo un cereale vernino precoce. In questi ultimi anni non sono stati infrequenti i casi di produzioni non lontane da quelle delle prime semine la cui produttività è stata limitata dai numerosi stress estivi.
Anteprima di Terra e Vita 30/2024
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Il secondo aiuto arriva dalla genetica e dalla prossima introduzione sul mercato di ibridi semi-dwarf o short corn. Sono queste delle piante con internodi più corti e quindi con una crescita in altezza dello stocco assai inferiore, a fronte di una superficie fogliare del tutto confrontabile a quella degli ibridi convenzionali. Le capacità produttive sono elevate e la qualità del trinciato ottima per l’alto contenuto in amido e per il minore contenuto in fibra. Questa tipologia di ibrido presenta inoltre un’ulteriore e positiva doppia tolleranza: la superiore resistenza allo stroncamento e quindi alle tempeste di vento associate a violenti temporali; il minor danno da grandine perché le foglie più ravvicinate possono difendersi assai meglio dall’urto dei chicchi di ghiaccio.
Il miglioramento genetico ci offre un interessante strumento per consentire al mais di rimanere il seminativo di riferimento della pianura irrigua e una strategia, quella della doppia coltura, che permette e permetterà di approfittare e valorizzare le condizioni che il cambiamento climatico ci presenta.
di Amedeo Reyneri
Università di Torino
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