“La manovra c’è, ma ancora una volta è necessariamente prudente nel rispetto del Patto di Stabilità”. Così Confimi Industria in audizione sulla Legge di Bilancio 2025 presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato. La Confederazione dell’industria manifatturiera italiana e dell’impresa privata – rappresentata quest’oggi dal Direttore Generale Fabio Ramaioli – ha espresso proposte e alcune preoccupazioni per un intervento che vada oltre la semplice stabilità, ponendo l’accento sulle difficoltà del comparto manifatturiero e sulle esigenze di competitività delle imprese italiane. “Siamo consapevoli di parametri europei così rigidi e delle risorse limitate che ne discendono” ha sottolineato Confimi Industria “e che questo spinge ad una stabilità piuttosto che alla crescita, ma in questo quadro il contesto economico rischia di complicarsi notevolmente”.
Nel corso dell’audizione infatti la Confederazione ha quindi richiesto di arrivare a misure strutturali con particolare attenzione alle piccole e medie realtà private del settore produttivo nazionale.Il settore manifatturiero italiano, in difficoltà da 18 mesi e segnato da un crescente ritorno all’utilizzo della cassa integrazione, si trova oggi sotto pressione rispetto ai competitor europei, che beneficiano di un minore carico fiscale su due delle principali leve di competitività: il costo del lavoro e dell’energia. Confimi Industria ha sottolineato quindi la necessità di misure urgenti per riequilibrare tale svantaggio competitivo.
Scendendo nel dettaglio del Ddl, è stata apprezzata l’importanza di incentivare le assunzioni stabili, in particolare la proroga fino al 2027 della super deduzione del 20-30% per l’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato. Su tale misura si è suggerito di valutare un meccanismo cumulativo incrementale di riduzione del cuneo, sulla falsariga della soppressa ACE, ma applicata all’investimento in forza lavoro a tempo indeterminato. Sul rapporto Banca-Imprese, si è riproposta l’attuazione del cosiddetto “baratto finanziario”, ovvero la compensazione multilaterale dei crediti e debiti B2B documentati da fatture elettroniche per affiancare il ricorso al credito bancario con altre soluzioni autogestite dalle imprese e in grado di ridurre l’incidenza degli oneri finanziari e creare concorrenza nel settore finanziario.
A tal riguardo Ramaioli ha anche evidenziato l’utilità che detto “baratto” potrebbe avere nel contenere l’aumento delle imprese in crisi, visto il ricorso crescente di procedure concorsuali e composizione negoziata della crisi, nonché sui rischi per i conti pubblici derivanti dalle garanzie concesse durante il periodo Covid da Sace e dal Fondo di Garanzia PMI.
Un passaggio è stato fatto sulle recenti proposte relative alle polizze catastrofali, esprimendo preoccupazione per l’ancora mancanza di chiarezza su costi e condizioni specifiche, soprattutto per le PMI e per particolari settori e territori. In tal senso è stata avanzata richiesta di rinvio dell’obbligo di sottoscrizione di tali polizze fino alla definizione di parametri trasparenti e precisi, anche in relazione ai criteri per l’accesso a bandi e finanziamenti pubblici. Richiesta, inoltre, la soppressione dell’art. 112 per la misura che prevede un rappresentante del Ministero nei Collegi sindacali delle società che chiedono contributi pubblici sopra i 100 mila euro/anno.
Richiesta, altresì, la modifica all’art. 10 eliminando il nuovo requisito del pagamento tracciato sul rimborso spese al dipendente, pur lasciandolo (nell’eventualità) per la deducibilità del costo per l’imprese; questo passaggio è fondamentale per non creare “inappropriati” e “imbarazzanti” attriti nella gestione del rapporto con i dipendenti comandati in trasferta.
Pur condividendo il riordino complessivo sul tema casa-ristrutturazioni sono state espresse perplessità riguardo alla limitazione del bonus di riqualificazione energetica al 50% delle spese solo per le prime case, sottolineando che anche gli altri immobili necessitano di maggior supporto (rispetto al 36% a scendere sul 30%) per evitare un rallentamento eccessivo del settore. Sono state invece accolte con favore le misure di sostegno alla maternità e alla natalità incluse nella manovra, riconoscendo l’importanza di tali iniziative per contrastare l’inverno demografico. Tuttavia, si evidenzia l’assenza di misure di welfare a supporto della maternità per le imprenditrici.
A tal proposito, il Gruppo Donne Confimi Industria ha elaborato proposte concrete per offrire un sostegno pragmatico durante la gestione aziendale in periodo di maternità, tra cui l’istituzione di un registro di Temporary Manager presso le Camere di Commercio che consenta alle imprenditrici di avvalersi gratuitamente di tale figura per almeno cinque mesi. Si richiede, inoltre, la modifica del calcolo pensionistico per il periodo di maternità, attualmente considerato come contributo figurativo, affinché sia riconosciuto ai fini contributivi come 12 mesi effettivi. Confimi Industria si è espressa favorevolmente sul finanziamento destinato all’aggiornamento delle tariffe sanitarie, augurandosi però una revisione di sistema complessiva per il settore.
Apprezzato l’incremento del limite di spesa per le prestazioni incluse nei LEA, erogate da privati accreditati, ma è stata denunciata la mancanza di riferimenti normative al fine di mitigare l’impatto del meccanismo di payback sui dispositivi medici; aspetto, quest’ultimo, che necessita di interventi urgenti per tutelare la sostenibilità del settore.
Confimi Industria ha valutato positivamente la detassazione fino a 5.000 euro delle somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per i canoni di locazione e le spese di manutenzione dei fabbricati locati dai dipendenti assunti a tempo indeterminato nel 2025, rilevando però che la previsione di condizioni circoscritte, come il limite di reddito di 35.000 euro e il trasferimento della residenza oltre i 100 chilometri, potrebbe limitare l’efficacia della misura.
È stato accolto positivamente il nuovo stanziamento a supporto della “Nuova Sabatini”, una misura ormai consolidata e ampiamente diffusa che facilita l’accesso al credito delle imprese e sostiene la competitività del sistema produttivo. In merito al credito d’imposta per le Zone Economiche Speciali (ZES), Confimi Industria ha sottolineato la precarietà di questo strumento, che non garantisce al momento alle imprese le basi solide per investimenti di medio-lungo termine, a causa delle risorse insufficienti e della variabilità della percentuale di credito d’imposta riconosciuta.
La procedura introdotta, inoltre, prevede un arco temporale di 12 mesi per completare gli investimenti, rendendo difficile rispettare i tempi in presenza di opere che richiedono permessi e autorizzazioni. Si è chiesta di conseguenza una revisione del meccanismo che permetta alle imprese di pianificare investimenti pluriennali.
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