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“Se qualcuno in questo Paese pensa che indebolire il sistema giudiziario sia un buon servizio per la democrazia, penso si sbagli”, ha detto il nuovo pg Policastro nel suo intervento subito dopo aver preso possesso dell’incarico. E ha sottolineato: “Sta a noi restituire autorevolezza e fiducia che popolo italiano chiede alla magistratura. Ma non meritiamo il fango, le contumelie e le delegittimazioni che ci vengono riversate addosso quasi quotidianamente”.
“I magistrati sono soggetti solo alla legge e per legge intendiamo anche il diritto comunitario. E la costituzione ci impone di applicare la legge”, ha rimarcato Policastro rispondendo ai cronisti sulle polemiche di questi giorni tra il governo e la magistratura dopo la decisione sul caso dei migranti condotti in Albania. “Ci sono attacchi li leggiamo sui giornali, e polemiche a mio parere ingiustificate. Chi non è d’accordo può impugnare le decisioni, o anche criticarle. I provvedimenti dei giudici e dei pm possono essere criticati e discussi ma la continenza e i limiti vanno rispettati. Il potere giudiziario è un servizio ma è anche un potere che va distinto dall’esecutivo e dal legislativo”.
L’udienza di insediamento
“Sono emozionato, lo ero al mio ingresso in sala e lo sono ancora di più adesso”, aveva esordito, ricordando di ereditare dai suoi precedessori una procura generale “centrale”. Policastro ha affidato un pensiero ad “amici fraterni che non ci sono più”, citando il magistrato Filippo Beatrice e l’avvocato Vittorio Della Pietra. E ha detto: “oggi per me è un grande onore assumere questo incarico. Ne sono veramente onorato. Per me è un ritorno, per tanti anni ho profuso qui il mio impegno professionale e anche il mio impegno civile nella difesa dei diritti al quale mai rinuncerò”. L’udienza di insediamento è stata presieduta dalla presidente della Corte di Appello Maria Rosaria Covelli, con a latere i giudici Eugenio Forgillo e Silvana Gentile e sul banco del pg l’avvocato generale Antonio Gialanella, che ha retto l’ufficio nell’ultimo anno dopo l’andata in pensione di Luigi Riello ed è giunto a sua volta al passo d’addio.
“Questo ufficio è stato lo specchio delle innumerevoli complessità del territorio, dove è difficile stabilire un confine netto tra la società civile è una costellazione di sistemi criminali, privi di una cupola di comando. Ma questa opacità di contesto non sta a dire che tutto sia crimine”, ha detto Gialanella nel suo intervento, parlato “di una parte di imprenditoria borghese che opera un modo opaco di fare impresa” e di “commistioni e tra poteri economici e criminali e la società che rappresenta il vero cancro”.
In aula anche padre Alex Zanotelli e don Luigi Ciotti “di cui ho l’onore di essere amico”, ha sottolineato il pg Policastro. il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, il pg della Cassazione Luigi Salvato, il pg di Catanzaro Giuseppe Lucantonio, il presidente dell’Ordine degli avvocati Carmine Foreste, la presidente della giunta distrettuale dell’Anm Cristina Curatoli. “Esercitare la giurisdizione con indipendenza e rigore comporta l’esposizione a pressioni e anche a polemiche mai cercate”, ha detto nel suo intervento il procuratore nazionale Melillo. E poi i presidenti dei tribunali e capi delle Procure del distretto e di altri uffici inquirenti: da Nicola Gratteri, Napoli, a Raffaele Cantone, Perugia, a Francesco Curcio, Potenza, Giuseppe Borrelli, Salerno, Marco Del Gaudio, Nola, Maria Antonietta Troncone, Napoli Nord, Nunzio Fragliasso, Torre Annunziata, Pierpaolo Bruni, Santa Maria Capua Vetere, Domenico Airoma, Avellino. In platea anche l’ex sindaco Luigi de Magistris, che con il pg Policastro ha lavorato come pm nella Procura napoletana agli inizi degli anni Duemila.
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